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Epilessia, cos'è

13 ottobre 2017 | 14.22
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(Foto Afp)
(Foto Afp)

Una donna è stata invitata a restarsene a casa sua dopo che, in un ristorante, ha avuto una crisi epilettica. Un nuovo caso di discriminazione, fa notare la Fie (Federazione italiana epilessie). Sebbene poco conosciuta, l’epilessia è una malattia molto diffusa in Italia: ne sono colpite circa 500.000 persone e ogni anno vengono diagnosticati tra 29.500 e 32.500 nuovi casi, cioè una persona ogni 17 minuti scopre di avere questa malattia.

Malattia neurologica caratterizzata da episodi di perdita di coscienza, alterazioni motorie e sensoriali, caduta o stato di assenza, può manifestarsi a qualunque età anche se, in oltre il 60% dei casi, l'esordio avviene in età pediatrica.

Esistendo diverse forme cliniche, spiega in una guida la Lice (Lega italiana contro l’epilessia), è meglio parlare di epilessie al plurale anche perché si traduce anche in prognosi diverse: alcune forme (la maggior parte) sono infatti compatibili con una qualità di vita pressoché normale; altre (per fortuna più rare) sono invece di maggiore gravità. Si manifestano attraverso sintomi molto diversi, le cosiddette crisi epilettiche, improvvise e transitorie. Quando i neuroni, per qualche ragione, diventano "iperattivi” scaricano impulsi elettrici in modo eccessivo e ciò può provocare una crisi.

Le crisi sono definite parziali (o focali), quando iniziano in una zona circoscritta del cervello da cui possono propagarsi poi ad altre aree cerebrali, e generalizzate, quando coinvolgono fin dall’inizio i due emisferi cerebrali nella loro globalità. Le crisi parziali non sempre comportano la perdita completa della coscienza e si manifestano con sintomi diversi secondo l’area cerebrale interessata dalla scarica. Le crisi generalizzate, quella avuta da Susanna nel ristorante, invece, in genere si associano a perdita totale della coscienza.

Le sindromi epilettiche sono caratterizzate da una serie di sintomi e segni che si manifestano insieme e costituiscono una particolare condizione clinica; la loro classificazione permette di indirizzare a una cura e determinarne la prognosi.

Si ritiene che cause genetiche siano alla base della maggior parte di quelle epilessie che fino a qualche anno fa venivano definite senza causa apparente (epilessie idiopatiche). Le cosiddette epilessie sintomatiche sono dovute, invece, a lesioni cerebrali che si possono verificare in gravidanza o durante il parto per sofferenza fetale, oppure essere conseguenti a malformazioni del cervello (per un errore di sviluppo corticale), a esiti di malattie infettive del sistema nervoso (encefaliti), di traumi cranici gravi (per es. per incidenti stradali), di tumori cerebrali, di ictus (soprattutto negli anziani), di malformazioni dei vasi cerebrali.

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