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Cos'è il tallio: veleno letale

05 dicembre 2017 | 16.10
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Ha ucciso tre persone a Nova Milanese, in provincia di Monza, e ne ha costrette al ricovero in ospedale altre cinque. Il tallio, che secondo l'istituto zooprofilattico di Torino era contenuto in un'erba utilizzata per infusi e tisane, è un metallo tenero e malleabile che scurisce per ossidazione quando è esposto all'aria assumendo una tinta grigio-bluastra simile a quella del piombo.

Scoperto nel 1861 da William Crookes (e, indipendentemente, da C.-A. Lamy all'incirca nello stesso periodo), il tallio viene chiamato anche 'veleno dell'avvelenatore' per la sua capacità di uccidere senza destare sospetti. Non si usa da solo - spiega l'Enciclopedia Treccani - ma sotto forma di leghe con argento, alluminio ecc. che vengono usate per vetri d'ottica, per produrre luce verde (segnalazioni, fuochi d'artificio), come insetticidi, topicidi, agenti fotosensibili e catalizzatori.

Il t. è in grado di causare forme di intossicazione acuta (dolori addominali, scialorrea, vomito, convulsioni, fenomeni paralitici) che in alcuni casi possono provocare la morte. La variante cronica si accompagna a sintomi cutanei, compresa la necrosi degli strati superficiali della cute. Il danno epatico è particolarmente rilevante, ma in molti casi il sospetto diagnostico è tardivo e si conferma soltanto con le manifestazioni di alopecia (perdita dei capelli e dei peli). Entro 2-3 settimane può sopraggiungere la morte.

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