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Pignatone: 'Regeni ucciso per le sue ricerche'

25 gennaio 2018 | 10.53
LETTURA: 4 minuti

(Immagine di repertorio - Fotogramma) - FOTOGRAMMA
(Immagine di repertorio - Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Giulio Regeni ucciso per le sue ricerche e per il ruolo dei Servizi sono certezze. E' quanto sostiene il procuratore Giuseppe Pignatone in una lettera al Corriere della Sera e a Repubblica che ha voluto scrivere a due anni dal sequestro e l'omicidio del ricercatore friulano. Secondo Pignatone ci sono "punti fermi" dell'indagine "nel cui quadro dovranno inserirsi i prossimi approfondimenti sull'omicidio": il movente è "pacificamente da ricondurre alle attività di ricerca effettuate da Giulio nei mesi di permanenza al Cairo", ed è stata anche "messa a fuoco l'azione degli apparati pubblici egiziani che già nei mesi precedenti avevano concentrato su Giulio la loro attenzione, con modalità sempre più stringenti, fino al 25 gennaio".

Questi, continua Pignatone, sono "punti fondamentali per proseguire l'inchiesta" e si tratta di "un approdo condiviso con i colleghi egiziani. Un risultato che due anni fa non era per nulla scontato poter raggiungere. Non intendiamo fermarci a questo, è ovvio. Anche se restiamo ben consapevoli della estrema difficoltà di questa indagine".

Pignatone non nasconde poi le difficoltà in cui il suo ufficio sta lavorando. "La collaborazione con i colleghi egiziani è un unicum nell'esperienza della cooperazione giudiziaria" e "quando, come in questo caso, non esistono accordi e convenzioni internazionali, una cooperazione giudiziaria così impegnativa e complessa può avvenire solo se parallelamente viene attivata una concreta collaborazione tra i due governi", scrive Pignatone. In questo quadro non si procede spediti perché "qualunque fuga in avanti parte nostra si trasformerebbe in un boomerang in grado di vanificare quanto fin qui con fatica costruito".

Il procuratore puntualizza poi che "dato che il movente dell'omicidio va ricondotto esclusivamente alle attività di ricerca di Giulio, è importante la ricostruzione dei motivi che lo hanno spinto ad andare al Cairo e l'individuazione delle persone con cui ha avuto contatti sia nel mondo accademico, sia negli ambienti sindacali egiziani. Per questo le evidenti contraddizioni tra le dichiarazioni acquisite nell'ambito universitario e quanto emerso dalla corrispondenza intrattenuta da Giulio (recuperata in Italia dal suo computer) hanno imposto di effettuare accertamenti anche nel Regno Unito, resi possibili dalla efficace collaborazione delle autorità d'Oltremanica".

"I risultati di tali attività - anche di perquisizione e sequestro di materiale - a un primo esame sembrano utili e sono allo studio dei nostri investigatori", conclude Pignatone non prima di dedicare un pensiero alla famiglia Regeni. "Siamo rimasti impressionati - sottolinea - dalla dignità con cui questi genitori hanno affrontato la tragedia e dal loro incessante impegno nella ricerca di verità e giustizia. Da parte nostra possiamo assicurare che proseguiremo con il massimo impegno nel fare tutto quanto sarà necessario e utile affinché siano assicurati alla giustizia i responsabili del sequestro, delle torture e dell'omicidio di Giulio".

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