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Spari e caccia al nero

04 febbraio 2018 | 08.21
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 - AFP
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"L'odio non sopraffaccia il rispetto delle persone". E' un appello alla calma quello lanciato ieri dal sindaco di Macerata, Romano Carancini, dopo la mattinata di paura per le vie del centro della cittadina marchigiana che hanno visto Luca Traini, 28 anni, sparare all'impazzata dalla sua auto ferendo 6 immigrati. Un vero e proprio raid razzista concluso con l'arresto dell'uomo, che prima di salire sull'auto dei carabinieri ha indossato il tricolore ed è salito sui gradini del Monumento ai Caduti urlando "L'Italia agli italiani" e accompagnando la frase con il saluto romano. Traini, lucido al momento della cattura, ha ammesso le sue responsabilità, confermando di aver agito da solo.

Se il raid è di chiaro stampo razzista e xenofobo - Traini, candidato con la Lega Nord alle scorse elezioni del giugno 2017, era vicino a posizioni di estrema destra -, rimane ora da chiarire il possibile collegamento con il brutale omicidio che ha scosso Macerata solo qualche giorno fa, con il ritrovamento del cadavere della 18enne Pamela Mastropietro. Intanto però, la famiglia esclude che i due si conoscessero. A confermarlo all'AdnKronos, Marco Valerio Verni, zio di Pamela e avvocato della famiglia della ragazza,che ha aggiunto: "La politica si deve render conto che su certe tematiche ha sbagliato qualcosa e va aggiustato il tiro".

E proprio dal mondo politico e dalle istituzioni è arrivata nel pomeriggio di ieri la condanna unanime del gesto. Mentre il premier Paolo Gentiloni assicura che "lo Stato sarà severo verso chiunque pensi di alimentare una spirale di odio e violenza", il ministro dell'Interno Marco Minniti sottolinea come "quello che è avvenuto ricorda moltissimo un raid di rappresaglia, una rappresaglia armata del tutto casuale".

A commentare l'atto di terrorismo razzista, anche Matteo Salvini, nelle cui liste Traini era stato recentemente candidato. Dopo la condanna, Salvini ha poi puntato il dito contro "quelli che hanno riempito l'Italia trasformandola in un enorme campo profughi", attribuendo loro "la responsabilità morale di qualunque episodio di violenza accada in Italia". Una dichiarazione che ha sollevato non poche polemiche e critiche, fra cui quelle di Roberto Saviano, che ha definito il leghista "mandante morale" della tentata strage, le cui "parole sconsiderate sono oramai un pericolo mortale per la tenuta democratica".

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