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Trieste

Abusi e razzismo in comunità

26 febbraio 2018 | 19.35
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Maltrattamento aggravato di minori tra ottobre 2015 e settembre 2017, atti sessuali tentati con un minorenne tra settembre e ottobre 2015, atti persecutori nei confronti della ex direttrice della struttura tra il 2013 e il 2016. Sono le accuse che hanno portato all'arresto, questa mattina, del presidente di una comunità famiglia di Prosecco (Trieste), ora in custodia cautelare ai domiciliari. Le indagini, dirette dalla Procura della Repubblica di Trieste e svolte dalla Squadra Mobile, "sono state avviate nel corso del 2017 e si sono basate sulla escussione di molteplici testi oltre che sull’esame di copiosa documentazione acquisita", spiega in una nota la Questura triestina.

In particolare la polizia giudiziaria ha ricostruito le condotte contestate all’indagato, procedendo, oltre che all’esame degli atti, anche ad interrogare circa ottanta tra testimoni e vittime, individuati tra dipendenti, ex dipendenti e collaboratori della struttura, nonché tra i minorenni stranieri non accompagnati provenienti da Kosovo, Albania, Pakistan, Afghanistan e Bangladesh. Tali attività hanno consentito di rilevare la sussistenza di reiterati comportamenti anomali, oltre che a chiara valenza penale, posti in essere dall’indagato nei confronti degli ospiti stranieri minori non accompagnati e di altri soggetti.

E' emerso come il presidente già dal 2015, anche nel refettorio della comunità, in più circostanze, avesse utilizzato delle frasi ingiuriose e a sfondo razziale e denigratorio nei confronti di diversi minori stranieri accolti, incutendo in loro timore sotto la minaccia del loro rimpatrio, accompagnando le ingiurie con gesti offensivi. Ma da quanto emerso dalle indagini, ci sarebbero state anche proposte di prestazioni sessuali in cambio di denaro.

Inoltre, sempre nel refettorio, durante la consumazione avrebbe posto in essere condotte moleste, fino ad arrivare a mimare atti sessuali con il cibo; in altre circostanze, avrebbe infastidito gli ospiti all’interno delle stanze, facendo loro domande esplicite sulle abitudini sessuali o provando ad accarezzarli. Dagli accertamenti è stato anche verificato come l’indagato abbia costretto il personale a servire agli ospiti della strutture anche alimenti scaduti e, talvolta, differenti da quelli riportati nei menù giornalieri.

Peraltro, dal 2015 al 2017, sono state contestate più violazioni da parte dei competenti uffici sanitari di Trieste in ordine al rinvenimento di cibi scaduti o mal conservati. Infine, è stato documentato come l’indagato abbia tenuto una condotta vessatoria nei confronti di molti operatori della struttura e, soprattutto, nei confronti dell’ex direttrice, determinandole gravi e perduranti stati d’ansia.

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