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Ingroia indagato, sequestrata casa di campagna

20 marzo 2018 | 17.35
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

I soldi sul conto corrente dell'ex pm Antonio Ingroia non bastano a coprire il sequestro preventivo della somma di 151mila euro disposto dal gip di Palermo e la Guardia di Finanza ha sequestrato oggi anche la casa di campagna dell'ex procuratore aggiunto di Palermo.

Ingroia, che oggi fa l'avvocato, è accusato di essersi autoliquidato la somma di 117mila euro ma anche di avere soggiornato in hotel di lusso e ristoranti, pari a una somma di 34mila euro.

Il casolare sequestrato all'ex magistrato, sotto inchiesta per peculato, si trova a Calatafimi (Trapani) e in passato era stato al centro di polemiche per una ristrutturazione.

INGROIA: SEQUESTRO IMMOTIVATO - "Ho applicato sempre la legge, ho cacciato i corrotti e i corruttori mettendoli alla porta di una società che era stata saccheggiata. Ho denunciato fatti gravissimi e ruberie per centinaia di milioni di euro e il paradosso è che mi ritrovo io indagato, addirittura con un provvedimento di sequestro che ritengo totalmente ingiusto e immotivato, per alcune decine di migliaia di euro che mi vengono contestate e che spiegherò nelle sedi opportune". Così Ingroia ha commentato in un video pubblicato ieri su YouTube il provvedimento di sequestro di beni disposto dalla Procura di Palermo nei suoi confronti.

Nel video l'ex magistrato difende il suo operato spiegando che "l'indennità è prevista dalla legge" perché "quando un amministratore realizza gli obiettivi e salva una società sull'orlo del fallimento ha diritto a un'indennità". Senza contare, spiega l'ex pm, che "non sono stato né il primo né l'unico a prendere quell'indennità. Tutti i miei precedessori l'hanno presa, quando sono stati sperperati milioni e milioni di euro".

"Non sono abituato a fare vittimismo giudiziario o dietrologia - dice Ingroia - Certo, tutto si può dire tranne che io abbia avuto un trattamento di favore. Noto una singolare tempistica. Siamo alla vigilia della sentenza del processo sulla trattativa Stato-mafia ed è noto che io sono stato il pm padre di quella indagine e certamente non fa bene anche all'immagine di quel processo che colui che ha firmato la richiesta di rinvio a giudizio per tutti quegli imputati si ritrovi con un provvedimento cautelare sul capo. Non è un caso che abbiano festeggiato gli imputati di quel processo e i loro sponsor in ambienti politici, istituzionali e giornalistici".

"Io ho rispettato sempre la legge - conclude l'ex pm antimafia - Ho salvato quella società, ho denunciato le magagne del passato, ma non è successo niente. Chiedo alla Procura di spiegare perché dalle mie denunce di sperperi per centinaia di milioni di euro non sia scaturito nessun procedimento penale. Oggi mi trovo indagato in questo assurdo capovolgimento della realtà e per un'indennità che mi aspettava e che riguardava mezzo miracolo che avevo fatto".

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