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"Jihadisti puntano su Roma"

29 marzo 2018 | 09.27
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"La realtà scoperchiata a Foggia e che sarà ancora più chiara in queste prossime ore per ragioni di cui ora non posso discutere, dicono che la minaccia del terrorismo islamico non solo è cogente e costante, ma ci accompagnerà per un periodo non breve. E sottolineo, non breve. Il quadro che abbiamo è cambiato. Da almeno quattro, cinque mesi, in Rete, è ripresa con forza la propaganda dell’Isis che invita a guardare Roma come obiettivo fortemente simbolico della campagna del terrore". A dirlo, in un'intervista a Repubblica, il ministro dell’Interno Marco Minniti poco dopo la riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo.

"Nel momento in cui Islamic State - sottolinea Minniti - ha perso dal suo orizzonte, perché sconfitto militarmente, l’obiettivo strategico di farsi Stato e Califfato mondiale, resta solo la leva terroristica. A questo proposito, ci sono tra i 25 e i 30 mila foreign fighters che, di fronte a una rotta militare, si preparano a una diaspora individuale verso l’Europa che, necessariamente, sfrutterà le rotte rimaste aperte. Dunque, quella del Mediterraneo centrale. Il che pone l’Italia in una posizione ancora più cruciale e indica il controllo dei confini libici, settentrionali e meridionali, come una priorità della nostra sicurezza nazionale. E tutto questo, per non parlare dei lupi solitari. Campioni di quel terrorismo molecolare autoradicalizzato figlio del seme della propaganda digitale, del malware di Daesh, rispetto ai cui danni nessuna diagnosi è ancora possibile e che, come dimostra anche l’attacco a Carcassonne, si manifesta sempre quando è troppo tardi".

"Auspico che chi siederà qui al mio posto voglia convenire non solo sul quadro che abbiamo di fronte, sulla sua complessità, sulla natura della minaccia, ma sul fatto che le questioni che passano da questo ministero debbano essere sottratte non alla politica, ma a una sua idea partigiana o propagandistica. Il ministero dell’Interno è per sua natura 'terzo'. E delle buone politiche sono un patrimonio dell’Italia. Non del governo X o Y. Soprattutto, auspicherei che chi arriverà qui non venga colto dalla cosiddetta 'sindrome da anno zero', quella per cui si butta tutto ciò che si è fatto per dare l’impressione che cominci una nuova stagione", conclude il ministro dell'Interno convinto che "terrorismo e migranti richiedono un governo della testa e non della pancia".

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