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Milano

Il tranviere: "Non so perché ho ucciso Jessica"

08 aprile 2018 | 13.00
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Jessica Faoro - FOTOGRAMMA
Jessica Faoro - FOTOGRAMMA

"Con Jessica ho passato 12 giorni stupendi, io ho solo cercato di aiutarla a cambiare vita e c'ero quasi riuscito". E' quanto scrive in una lettera dal carcere Alessandro Garlaschi, il tranviere che il 7 febbraio scorso ha ucciso con 40 coltellate la 19enne Jessica Valentina Faoro nell'appartamento in via Brioschi a Milano. Nella lettera inviata al suo avvocato - riportata dalla trasmissione tv 'Quarto Grado' - Garlaschi esprime la sua rabbia per non aver potuto partecipare ai funerali di Jessica, al contrario dell'ex ragazzo: "Perché lui è un santo? Provate a vedere la quantità di reati che ha questo ragazzo".

L'uomo chiede poi al legale di poter avere un colloquio con la moglie, con la madre della vittima e una perizia psichiatrica perché - sostiene - "vorrei capire cosa sia successo quel giorno". Garlaschi ripercorre così il drammatico momento del delitto: "Io non ricordo l'omicidio ma ricordo molto bene la fase finale, gli ultimi secondi. Ricordo che Jessica moriva davanti a me fissandomi negli occhi e dicendo 'Scusami Alessandro', e subito dopo, 'Non respiro', e dopo tre secondi è morta". "Chiedo una perizia psichiatrica - conclude - in modo tale che si riesca a capire il motivo di questo mio gesto, assolutamente non voluto, perché volevo molto bene a Jessica".

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