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Stato-mafia: condannati Mori e Dell'Utri, assolto Mancino

20 aprile 2018 | 16.45
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(Foto AdnKronos)
(Foto AdnKronos)

E' arrivata la sentenza per il processo a Palermo sulla trattativa tra Stato e mafia. L'ex presidente del Senato Nicola Mancino è stato assolto dall'accusa di falsa testimonianza "perché il fatto non sussiste". I generali Mario Mori e Antonio Subranni, ex vertici del Ris, sono stati condannati a 12 anni ciascuno per minaccia a corpo politico dello Stato. Sempre a 12 anni, per lo stesso reato, è stato condannato anche l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri. Il boss mafioso Leoluca Bagarella è stato condannato a 28 anni sempre per minaccia a corpo politico dello Stato. Per lo stesso reato è stato condannato a 12 anni il boss Antonino Cinà. Otto anni all’ufficiale del Ros Giuseppe De Donno. Massimo Ciancimino, accusato in concorso in associazione mafiosa e calunnia dell'ex capo della polizia De Gennaro, ha avuto 8 anni per calunnia.

Dell'Utri, Mori, Subranni, De Donno, Bagarella e Cinà sono stati inoltre condannati a un maxi risarcimento da 10 milioni di euro a Palazzo Chigi.

La sentenza nell'aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo è stata attesa da una folla di cronisti. Giornalisti e cameramen, anche dall'Inghilterra e dalla Francia, sono arrivati nell'aula Bachelet per aspettare la decisione della Corte d'assise di Palermo, presieduta da Alfredo Montalto.

Dal pubblico che ha assistito alla sentenza è arrivato un lungo applauso all'indirizzo dei pm del processo, al grido di 'Grazie, grazie'. A battere le mani sono stati soprattutto i componenti della Scorta civica e delle 'Agende rosse', che hanno seguito molte udienze del processo.

"SENTENZA DEDICATA A FALCONE E BORSELLINO" - Un applauso "commovente e liberatorio" ha commentato all'Adnkronos Vittorio Teresi, uno dei pm del processo. Al termine della lettura del dispositivo il pm Teresi ha detto che "questo processo e questa sentenza sono dedicati a Paolo Borsellino, a Giovanni Falcone e a tutte le vittime innocenti della mafia". "Va analizzato attentamente il dispositivo che in linea di massima ha confermato la tesi principale dell'accusa sull'ignobile scambio, chiamato semplicemente 'trattativa', ma che nascondeva il ricatto fatto dalla mafia allo Stato e a cui si sono piegati alcuni elementi delle istituzioni - ha aggiunto - E' un processo che bisognava fare a tutti i costi".

"SENTENZA STORICA" - Una sentenza che "ha un valore storico - ha sottolineato con i cronisti il pm Antonino Di Matteo, uno dei pm dell'accusa - Ora abbiamo la certezza che la trattativa ci fu. La Corte ha avuto la certezza e la consapevolezza che mentre in Italia esplodevano le bombe nel '92 e nel '93 qualche esponente dello Stato trattava con Cosa nostra e trasmetteva la minaccia di Cosa nostra ai governi in carica. E questo è un accertamento importantissimo, che credo renda un grosso contributo di chiarezza del contesto in cui sono avvenute le stragi. Contesto criminale e purtroppo istituzionale e politico".

"Nella nostra impostazione accusatoria, che ha retto completamente - ha detto Di Matteo - l'ipotesi è che Dell'Utri sia stato la cinghia di trasmissione tra Cosa nostra e l'allora da poco insediato governo Berlusconi. La corte ha ritenuto provata questa cosa".

Berlusconi ha definito le parole di Di Matteo "di una gravità senza precedenti. Si è permesso di commentare una sentenza adombrando una mia personale responsabilità''. L'ex premier ha annunciato di aver dato mandato ai suoi legali di intraprendere tutte le azioni del caso: ''Ho parlato con i miei avvocati, faremo dei passi nelle sedi opportune nei suoi confronti''. "Vorrei ricordare che nel '94 - ha aggiunto - né successivamente, non abbiamo ricevuto nessuna minaccia dalla mafia o dai suoi rappresentanti. I miei governi hanno sempre operato nella direzione di un contrasto fortissimo nei confronti della mafia".

MANCINO - Mancino, che non era in aula, ha atteso la sentenza nella sua abitazione a Roma insieme con la sua famiglia. Per lui l'accusa aveva chiesto la condanna a sei anni di carcere. "Ho sempre avuto fiducia che a Palermo ci fosse un giudice. La lettura del dispositivo che esclude la mia responsabilità nel processo sulla cosiddetta trattativa ne è una solenne conferma" ha detto Mancino dopo l’assoluzione.

"Sono stato vittima di un teorema che doveva mortificare lo Stato e un suo 'uomo', che tale è stato ed è tuttora. Sono stato volutamente additato ad emblema di una trattativa, benché il mio capo di imputazione, che oggi è caduto, fosse di falsa testimonianza - ha aggiunto - Relegato per anni in un angolo posso ora dire di non aver atteso invano. Ma che sofferenza!".

LEGALE DELL'UTRI - Quella su Dell'Utri "è una sentenza inaspettata sicuramente" ha affermato il suo legale Giuseppe Di Peri. "Sono state accolte le richieste della Procura - ha aggiunto - E' una sentenza che porremo nel nulla nel momento in cui formuleremo l'impugnazione".

LEGALE MORI - "Aspettiamo di leggere le motivazioni però è chiaro che 12 anni di condanna la dicono lunga sulla decisione della Corte - ha detto l'avvocato Basilio Milio, legale dell'ex generale dei carabinieri Mario Mori - C'è però in me un barlume di contentezza, in un mare di sconforto. Sono contento perché so che la verità è dalla nostra parte. E' un giorno di speranza. Possiamo sperare che in appello ci sarà un giudizio perché questo è stato un pregiudizio".

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