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Raid Casamonica, quattro arresti

08 maggio 2018 | 08.44
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(Fermo immagine dal video pubblicato su Twitter da Rai Radio 1)
(Fermo immagine dal video pubblicato su Twitter da Rai Radio 1)

Si sono costituiti i due ricercati per la duplice aggressione al Roxy bar della Romanina, periferia di Roma, avvenuta nel giorno di Pasqua. I due uomini, probabilmente sentendosi braccati, si sono presentati alla stazione dei carabinieri di Tor Vergata. I militari li stanno accompagnando in Questura, dato che le indagini le sta conducendo la Polizia di Stato. Questa mattina erano state arrestate altre due persone sempre nell'ambito dell'aggressione al bar della Romanina.

Alle quattro persone arrestate la Procura di Roma contesta l'aggravante del metodo mafioso. I pm della Dda ipotizzano i reati di lesioni, minacce e danneggiamento aggravate da modalità mafiose nei confronti di Antonio Casamonica e Alfredo, Vincenzo ed Enrico Di Silvio. Durante l’aggressione pestaggio contro il titolare del bar in zona Romanina e una donna, infatti, gli arrestati avrebbero detto: "Qui noi siamo i padroni, è tutto nostro". I primi due, cugini, sono responsabili dell'aggressione alla donna disabile, gli altri del barista.

Durante l'aggressione sarebbero stati danneggiati anche gli arredi del locale. Gli esponenti del clan, secondo quanto riporta Rai Radio 1 che ha pubblicato il video del raid, avrebbero aggredito la ragazza e il barista perché non erano stati serviti per primi.

"Nessuna minimizzazione, nessuna sottovalutazione del caso. L'ordinanza cautelare, con la contestazione dell'aggravante del metodo mafioso a ben quattro indagati, per la prima volta a Roma, è stata eseguita in tempi non veloci ma fulminei". Così gli inquirenti di Piazzale Clodio in merito agli arresti seguiti al pestaggio.

"Nell'immediatezza dei fatti - continuano gli inquirenti - avremmo pure potuto procedere a un fermo di polizia per il reato di lesioni ma è stato deciso di contestare un reato più complesso che processualmente avrà un'attenzione e un esito diverso. Unico precedente a Roma è costituito dalla vicenda della testata di Roberto Spada per l'aggressione a Ostia della troupe Rai. In quel caso, l'aggravante mafiosa è stata contestata prima a lui e poi al complice. Stavolta la contestazione è stata applicata a quattro persone".

"PADRONI DEL TERRITORIO " - "Appare evidente che i Casamonica e i Di Silvio siano assurti a 'padroni' del territorio dove c'è il bar e che l'aggressione della donna prima e la spedizione punitiva nei confronti del barista, con annessa devastazione del locale dopo, abbiano costituito una rivendicazione di tale diritti". Lo scrive il gip Clementina Forleo nella ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti dei quattro.

"La complessiva condotta costituisce una ostentazione del potere su un territorio che gli indagati considerano sottoposto al loro dominio: in altri termini - si legge ancora - si è trattato di un modo per riaffermare il loro potere anche per disincentivare eventuali future reazioni rendendo evidente a tutti quale trattamento sarebbe stato riservato ai soggetti che non assecondavano il loro volere".

INTIMIDAZIONI - Nei giorni successivi al raid, i coniugi proprietari del bar "hanno subito una pressante, reiterata e studiata attività intimidatoria da parte del nucleo familiare Di Silvio per convincerli a non presentare o ritirare la denuncia nei loro confronti". Così in una nota la Questura di Roma, aggiungendo che "la prepotente rivendicazione dell’egemonia dei Casamonica, finalizzata a garantirsi il silenzio omertoso delle vittime e, conseguentemente, l’impunità delle condotte criminose, è proseguita anche nei giorni successivi ai fatti".

Nello stesso giorno delle aggressioni, "i Casamonica con Alfredo Di Silvio, detto Cristian, hanno tentato un avvicinamento cauto e non aggressivo" ai coniugi già in ospedale. Il 3 aprile, Enrico Di Silvio, ricostruisce la polizia, si è presentato al bar "delle vittime offrendo denaro per ripagare i danni fatti dai nipoti ed al diniego ricevuto, passava alla fase delle minacce in maniera quasi metodica".

Il 7 aprile poi Vincenzo Di Silvio si è presentato "davanti al bar a bordo di un’auto, sgommando coi pneumatici al fine di carpire la loro attenzione ed una volta ottenuta, li ha iniziati a fissare in modo intimidatorio e in senso di sfida".

Alfredo Di Silvio è sopraggiunto davanti al locale a bordo di un’auto, mentre la moglie del titolare era fuori dal locale, "indirizzando lo sguardo verso la donna e scrutandola con aria di sfida e facendo inequivocabili movimenti con la testa come a voler far intendere che avrebbe sistemato lui le cose", conclude la polizia.

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