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Schiavi nei campi a 1 euro l'ora

18 agosto 2018 | 21.43
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Immagine d'archivio (Fotogramma)
Immagine d'archivio (Fotogramma)

E' di nazionalità pakistana l'uomo di 36 anni arrestato dagli agenti della Squadra Mobile della Questura di Lecce per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (caporalato) ai danni di alcuni connazionali impegnati nella raccolta del pomodoro e sottopagati che lui stesso reclutava. Le indagini sono state avviate nei giorni scorsi a seguito di alcune denunce presentate alla polizia da giovani immigrati sfruttati. L'uomo deve rispondere anche dell’aggravante di aver commesso i fatti con violenza e minaccia.

In particolare, gli agenti della Squadra Mobile, nella prima mattinata di ieri sono intervenuti in un'azienda agricola (nelle campagne di Monteroni) al cui interno sono stati identificati 32 lavoratori, intenti nella raccolta dei pomodori, perlopiù di nazionalità pakistana, alcuni peraltro irregolari sul territorio nazionale e quindi poi accompagnati all'ufficio immigrazione della Questura.

I migranti, come accertato, vivevano in pessime condizioni igieniche e alloggiavano su giacigli di fortuna all’interno dello stesso casolare. A reclutarli all'inizio della stagione il connazionale, che era il loro unico referente sui luoghi di lavoro nonché colui che provvedeva a corrispondere loro, peraltro saltuariamente, somme di denaro in contanti a parziale saldo della paga che poi avrebbero ricevuto soltanto al termine della stagione di raccolta dei pomodori.

Le investigazioni hanno consentito di accertare che i braccianti venivano costretti, con minacce e violenze fisiche e verbali, a lavorare per oltre 10 ore al giorno con una breve sosta solo per il pranzo, composto solo da legumi e pane, a fronte di una paga che variava da 1 euro a un massimo di 3 euro per ogni ora lavorativa. I braccianti inoltre non avevano diritto ad alcun giorno di riposo, ferie o assenze per malattia. Lo stesso caporale si occupava di fare gli acquisti alimentari per tutti trattenendo poi dalla paga di ciascuno degli operai quanto, a suo dire, dovutogli per le spese sostenute.

Nel corso del controllo, condotto unitamente a personale dell’Asl di Lecce, sono stati, inoltre, rinvenuti all’interno dell’azienda svariati prodotti chimici appartenenti alla categoria dei fitofarmaci, nocivi per la salute, con i quali gli stessi lavoratori, contrariamente a ogni norma di sicurezza, stavano a contatto quotidianamente.

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