"Le persone non sono numeri, sono persone che hanno bisogno di affetto, comprensione e della certezza che la casa sarà loro data. Hanno diritto ad averla. Perché non è crollata per qualcosa di atmosferico. Qui ci sono responsabilità sicuramente e qualcosa va fatto". Lo ha detto don Gian Andrea Grosso, parroco della chiesa di San Bartolomeo della Certosa, nella sua omelia durante la messa celebrata questa sera in via Fillak, a Genova. Una celebrazione organizzata in strada, sotto i tendoni della Croce Rossa, al limitare della zona interessata dal disastro di ponte Morandi. Circa un centinaio i presenti, tra residenti e sfollati insieme a scout, personale di soccorso e volontari.
"Questo ponte - ha aggiunto il parroco durante la messa - che è caduto, si è spezzato, ha spezzato la vita di molte persone perché ci sono morti, feriti e persone fuori di casa. Questo dobbiamo considerare in questo momento. Cosa fare? Tutto quello che ci è possibile, noi nel nostro piccolo e chi di dovere al proprio posto". "Preghiamo per chi è morto - ha concluso nell'omelia don Grosso - per i loro familiari, per i feriti che possano ritornare alla vita normale, e per voi che siete fuori casa, perché abbiate presto una casa".
"E' il ponte della solidarietà, quello che non si è rotto ma anzi forse si è rafforzato. Non c'è mai stata questa adesione" spiega all'Adnkronos Daniele Zec, giovane genovese del gruppo scout Genova 52 del quartiere di Certosa. A pochi metri dal disastro di ponte Morandi, su via Filak, sono oltre 60 i ragazzi dell'Agesci che si sono rimboccati le maniche e messi a disposizione degli abitanti e del municipio per coordinare azioni di supporto agli abitanti e al quartiere sconvolto dal disastro. Oggi pomeriggio sono circa un centinaio, se si aggiungono i volontari dei comitati di zona, ad aver organizzato la messa delle 18 in strada.