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La storia

"Psicologa e sfollata aiuto chi come me è senza casa"

21 agosto 2018 | 19.16
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(Fotogramma)
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Il panico e la fuga. Restare senza casa, mentre il numero dei morti per il crollo del ponte Morandi saliva. "Una settimana fa ero in casa, al momento del crollo: ho cercato di rimanere lucida, mi sono messa le scarpe, i jeans, ho preso i documenti, al volo una borsa già pronta e il Pc" racconta all'Adnkronos Monica Marinelli, una delle residenti del civico 16 di via Porro, uno dei più vicini al viadotto crollato, tra gli sfollati genovesi dopo il disastro di una settimana fa. "Ho raggiunto, poi, i miei genitori che abitano due piani sopra di me e urlavo di fare presto. Continuavo a dire anche a vicini 'dobbiamo toglierci di qua', la mia preoccupazione era che crollasse la parte di ponte sopra le nostre case".

Enti locali e istituzioni hanno lavorato senza sosta per trovare una soluzione a chi è rimasto fuori di casa e viveva in quella che oggi è la 'zona rossa', inaccessibile fino al termine delle verifiche tecniche sulla stabilità di quanto resta del ponte. Qualcuno tra gli sfollati ha già una nuova casa, qualcuno è ancora in attesa, ma in comune per tutti o quasi c'è il ricordo indelebile degli istanti di una tragedia vissuta in diretta.

A una settimana dal disastro di ponte Morandi, quando Genova si è fermata alle 11.40 per i minuti interminabili del disastro, le persone che sono state allontanate dalle proprie abitazioni a Certosa sono 559 in tutto. Monica, che nella vita professionale lavora come psicologa, racconta i minuti drammatici del disastro.

"Ero in casa, stavo leggendo - dice ripercorrendo i momenti precedenti - c'era il temporale e molti tuoni, poi ho sentito un suono molto più forte. Abito al piano terra, ma dalle finestre vedo bene il ponte: gli occhi d'istinto sono andati lì. Siamo tra quei tre palazzi vicinissimi al viadotto: dalla finestra l'ho visto per metà sgretolarsi e l'altra metà restare in piedi sulle nostre teste. Il modo in cui è caduto? E' difficile da dire, penso che qualcosa sia caduto prima, secondo me in base a quello che ho visto io è verosimile che abbiano ceduto prima gli stralli e poi il pilone perché prima un rumore forte c'è stato".

Dopo il disastro con la sua famiglia, papà e mamma che vivono nello stesso palazzo, Monica è stata ospite della sorella, poco distante. Lei è tra le persone che hanno fatto richiesta della documentazione per accedere ad una nuova abitazione messa a disposizione dagli enti locali.

"Ho aspettato oggi - aggiunge - ho preso il numero, per le case ho trovato assistenza. Tutto sommato è una situazione surreale, ma devo ringraziare tutti i volontari e le istituzioni, il municipio i soccorritori e tutti quelli che dal basso si sono attivati immediatamente. Mi sono inserita nelle graduatorie per la casa, sono sola e senza bimbi, sono tra gli ultimi ma va bene così, sono anche stata fortunata".

Da psicologa, in questi giorni, ha cercato anche di portare aiuto a chi si trova sfollato da casa, nella sua stessa situazione. Perché sul territorio è stata attivata una task force per il sostegno psicologico soprattutto di anziani e persone che hanno vissuto lo choc della situazione.

"Abbiamo circa 5 psicologi operativi sui due centri aperti in via Buranello e alla scuola Caffaro e poi assistenti sociali, per tranquillizzare le persone, in particolare gli anziani, aiutarli emotivamente in questa fasi", racconta anche l'assessore comunale Pietro Piciocchi. Sul territorio, a Certosa, si cerca di fare rete. "Io in primis mi sono fatta aiutare - prosegue Monica - attraverso una terapia, e ora sto facendo un po' di coordinamento conoscendo le persone del quartiere per aiutare gli psicologi, fare da collegamento con chi ha bisogno".

"Gli psicologi sono stati presenti da subito - conclude Monica - quelli dell'emergenza, della Croce rossa e dell'ordine di Malta, che operano per situazioni di scompenso psicologico su persone sotto choc che non mangiavano, non dormivano, e hanno lavorato a un supporto e un accompagnamento in questa fase. E' attivo il gruppo di Emdr, professionisti che si occupano di interventi psicologici d'emergenza su eventi traumatici, intervenuti anche per i parenti delle vittime. Un gruppo di loro è stato messo a disposizione nella zona e lo stesso ordine degli psicologi si è attivato da subito".

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