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Salvini: "Rischio 30 anni? Io tiro dritto"

30 agosto 2018 | 10.43
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(Afp)
(Afp)

Nuove accuse per Salvini. "Rischio 30 anni di galera per avere difeso il diritto alla sicurezza degli Italiani? Sorrido, lavoro ancora di più e tiro dritto" scrive sui canali social il ministro dell'Interno, commentando l'aggravarsi della sua posizione e di quella del suo capo di gabinetto Matteo Piantedosi, indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla nave 'Diciotti' della Guardia costiera. Oltre ai reati, già contestati, di sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio, Salvini e Piantedosi devono rispondere anche dei reati di sequestro di persona a scopo di coazione e omissione di atti di ufficio. "Oggi ho scoperto che ho altri due capi di imputazione, però per me sono medaglie", commenta Salvini. "Leggo ora - continua - che sono accusato di un nuovo reato: ricatto all'Unione europea. Stanno modificando il codice penale ad uso e consumo del ministro dell'Interno. Se è così, rivendico bonariamente di aver ricattato l'Unione europea".

"Non vedo l'ora di essere interrogato: sarò il primo indagato pronto ad ammettere tutte le sue colpe, mi costituisco". "Se mi chiederanno, ma lei ha tenuto gli immigrati su quella barca perché voleva che l'Europa alzasse il sedere? Sì, e lo rifarei e se arriverà un altro barcone lo rifaro', mi pagano per difendere i confini del Paese. Arrestatemi", ha aggiunto il ministro dell'Interno.

"Ho chiesto di condividere i porti di sbarco. Se anche a fronte di questa nuova richiesta - annuncia - otterremo un "no" dovremo valutare se continuare a spendere soldi per una missione che sulla carta e'' internazionale ma di fatto è tutta a carico di 60 milioni di italiani e di un solo Paese". "Al momento - osserva - abbiamo ricevuto un sacco di no da Macron e da altri abbiamo quasi esaurito tutti i "bonus dei no" e poi faremo da soli, di sicuro non ci manca la fantasia e le capacità".

"Gli sbarchi rispetto all'anno scorso - sottolinea poi - si sono ridotti da 100mila a 19mila, ora sto lavorando per aumentare le espulsioni facendo quegli accordi che i miei predecessori non hanno fatto. In Europa dormono o, se è peggio, sono complici. Per questo stiamo cercando alleanze esterne per eventuali nuovi arrivati. Di sicuro l'ultimo che può dare lezioni all'Italia e agli italiani è il signor Macron che ha respinto quasi 50 mila persone compresi donne e bambini ai confini con l'Italia: quindi lezioni di bontà e di generosità non le prendiamo". Già stamattina su Facebook il ministro era tornato all'attacco del presidente francese definendolo "ipocrita".

LE NUOVE ACCUSE - Ma quali sono le nuove accuse a cui devono rispondere il titolare del Viminale e il suo capo di gabinetto? Il sequestro di persona a scopo di coazione, come scrive oggi Repubblica, in quanto secondo la Procura di Agrigento che coordina l'inchiesta, Salvini avrebbe impedito lo sbarco per fare pressione sull'Unione europea per la ridistribuzione dei migranti e l'omissione di atti d'ufficio perché i due indagati avrebbero ignorato la richiesta della Guardia costiera di un porto sicuro, indicando Catania solo come scalo tecnico.

L'INVIO DEGLI ATTI - Intanto verranno inviati domani dalla Procura di Agrigento ai pm di Palermo, come apprende l'Adnkronos, gli atti del fascicolo contenente l'iscrizione nel registro degli indagati del Salvini e il capo di gabinetto del Viminale. La trasmissione del fascicolo ha subito il ritardo di qualche giorno perché ieri il Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio, che coordina l'inchiesta e la segue in prima persona, ha chiesto l'identificazione dei migranti per assicurare loro la piena tutela legale e un contraddittorio. In particolare, si tratta dei migranti che avevano diritto a fare il proprio ingresso sul territorio italiano, come gli eritrei, ma anche dei minori e delle donne violentate e che sono state trattenute illegalmente, secondo l'ipotesi del pm, a bordo della nave per diversi giorni. Sarà poi la Procura di Palermo, dopo avere ricevuto gli atti dal Procuratore Patronaggio, a inviare gli atti al Tribunale dei ministri, che è la sezione specializzata del tribunale ordinario competente per i reati commessi dal presidente del Consiglio e dai ministri nell'esercizio delle loro funzioni.

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