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Cos'è la tubercolosi

12 settembre 2018 | 20.56
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(FOTOGRAMMA/IPA)
(FOTOGRAMMA/IPA)

Con i migranti la tubercolosi è tornata a diffondersi: questa la posizione espressa dal vicepremier Matteo Salvini, via Facebook. Ma il direttore di Malattie infettive del policlinico Gemelli di Roma, Roberto Cauda, la pensa diversamente: "Non assistiamo in questo momento a un aumento dei casi, almeno in Italia, di tubercolosi".

COS'E' - Si tratta di una malattia contagiosa che si trasmette per via aerea mediante un batterio, il Mycobacterium tuberculosis. "Il contagio può avvenire per trasmissione da un individuo malato, tramite saliva, starnuto o colpo di tosse" si legge su 'EpiCentro', portale dell'epidemiologia per la sanità pubblica, curato dall'Istituto superiore di sanità.

"Per trasmettere l’infezione bastano pochissimi bacilli, anche se non necessariamente tutte le persone contagiate dai batteri della Tb si ammalano subito. Il sistema immunitario, infatti, può far fronte all’infezione e il batterio può rimanere quiescente per anni, pronto a sviluppare la malattia al primo abbassamento delle difese. Si calcola che solo il 10-15% delle persone infettate dal batterio sviluppa la malattia nel corso della sua vita. Un individuo malato, però, se non è sottoposto a cure adeguate può infettare, nell’arco di un anno, una media di 10-15 persone".

"Nonostante sia una malattia prevenibile e curabile - si legge ancora -, la Tb costituisce oggi una delle emergenze sanitarie più drammatiche, tanto da essere stata dichiarata emergenza globale nel 1993 dall’Oms per l’enorme carico sanitario, economico e sociale che la accompagna. La Tb è infatti ancora trattata con strumenti diagnostici e farmaci di vecchia concezione mentre una diagnosi precoce e l’uso di trattamenti adeguati e innovativi potrebbe incidere significativamente sulla riduzione della malattia".

SINTOMI - "I sintomi della Tb sono tosse, perdita di peso, dolore toracico, febbre e sudorazioni. Nel tempo, la tosse può essere accompagnata da presenza di sangue nell’espettorato. Il test più utilizzato per evidenziare l’infezione tubercolare è quello di Mantoux, che si esegue inoculando nella cute del braccio una sostanza, la tubercolina. Una risposta positiva comporta la necessità di eseguire una radiografia toracica per verificare la presenza della malattia a livello polmonare. La diagnosi precoce per la presenza di Mycobacterium è però quella effettuata a livello microscopico sull’espettorato della persona, come previsto dalla strategia Dots indicata dalle linee guida internazionali pubblicate nel 1995".

Inoltre, "la strategia Dots (directly observed therapy) prevede anche che il paziente venga seguito costantemente da un operatore, nel corso dei 6-8 mesi previsti dalla terapia, con un’osservazione costante della regolarità di assunzione dei farmaci, degli effetti e dell’efficacia degli stessi e dell’andamento della malattia".

Infine, "il trattamento farmacologico (così com’è indicato dai Cdc americani) si basa sull’uso di antibiotici, in particolare di isoniazide, rifampicina, etambutolo (o streptomicina) e pirazinamide (definiti farmaci di prima linea), per due mesi. Nei successivi 4-6 mesi, la terapia prosegue con due farmaci in associazione, ad esempio di isoniazide e etambutolo. Nel caso di farmacoresistenza, in particolare segnalata contro rifampicina e isoniazide, è necessario utilizzare per un periodo molto più lungo farmaci di cosiddetta seconda linea, che possono essere molto più costosi e provocare più effetti collaterali".

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