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Rebibbia, detenuta getta figli dalle scale: una muore, l'altro grave

18 settembre 2018 | 14.18
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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Dramma nel carcere femminile di Rebibbia, a Roma. Una detenuta di nazionalità tedesca (di origine georgiana) ha ucciso uno dei suoi due figli, una bimba di 4 mesi, e ha ferito gravemente l'altro di poco più di 2 anni che è in prognosi riservata. "Alle 13 di oggi è arrivato al pronto soccorso dell'ospedale Pediatrico Bambino Gesù un bimbo con grave trauma da precipitazione - fanno sapere nel bollettino medico -. Le condizioni sono particolarmente critiche con danno cerebrale severo. Il bambino è sottoposto attualmente a supporto rianimatorio avanzato e in ventilazione meccanica. In programma un intervento neurochirurgico". Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede è andato in visita prima in carcere, poi in ospedale e ha disposto un'inchiesta interna.

La donna, che ha 33 anni, era in carcere da poco meno di un mese per spaccio di stupefacenti e in prigione non aveva dato segni di squilibrio mentale. La detenuta di nazionalità tedesca ma di cittadinanza georgiana non era seguita dagli psichiatri all'interno del penitenziario e la sua scheda non riportava particolari problemi psicologici, né episodi di aggressività o autolesionismo. A quanto si apprende, proprio da pochi giorni le era stata confermata la pena detentiva. La tragedia si è consumata in pochi secondi. Questa mattina la donna era uscita in giardino con le altre mamme e i rispettivi figli. Quando poi le detenute stavano rientrando in sezione per il pranzo a un certo punto la 33enne ha preso i bimbi e li ha scaraventati a terra, davanti a un pianerottolo di pochi scalini.

"Un dramma imprevedibile" per il Garante nazionale dei diritti dei detenuti, Mauro Palma, che in un’intervista del Tg2000, ha spiegato: "Non c'erano elementi relativi a questa persona che lasciassero supporre un comportamento del genere. Non è un caso in cui si possono individuare responsabilità se non il fatto che rimane sempre il problema dei bambini dietro le sbarre". Per Donato Capece, segretario generale del Sappe (Sindacato Autonomo di Polizia Penitenziaria) "quel che è avvenuto oggi ha sconvolto tutta la comunità penitenziaria, a partire dalle colleghe della Polizia Penitenziaria che vivono tra le donne ristrette ed i loro bimbi 24 ore al giorno con spiccata sensibilità ed umanità". Un evento "tanto improvviso quanto drammatico - ha aggiunto - anche se mi risulta che fossero state fatte diverse segnalazioni circa le condizioni di disagio della ristretta tedesca. Segnalazioni che evidentemente non sono state ritenute attendibili".

Per Mario Fazzini, avvocato specializzato in diritto di famiglia e minorile, invece si tratta di "una tragedia annunciata". "In Italia, purtroppo - dice all'Adnkronos -, manca un intervento legislativo adeguato che possa garantire i diritti ai figli dei genitori detenuti". "Mai più bambini in carcere" chiede infine Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII, sottolineando come siano "troppi i bambini che continuano a vivere dietro le sbarre con le loro mamme".

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