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Il Salone del Gusto apre le porte ai rifugiati chef

22 settembre 2018 | 10.58
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Cecil, al centro dei giovani chef
Cecil, al centro dei giovani chef

Felafel, Benachin, Banku o Samosa: basta un piccolo assaggio per liberare il ricordo di un 'tempo perduto', di terre madri ormai lontane. Anche Cecil, ghanese, arrivato in Italia su un barcone, quando spadella le ricette tipiche del suo paese, pensa a casa, ai familiari e agli amici che ha lasciato. "Sono sbarcato a Lampedusa 3 anni fa, poi la mia destinazione è stata Torino, dopodiché ad Alba ho incontrato una coppia di coniugi di origine siciliana che mi ha accolto e aiutato, insegnandomi molto dell’Italia. Anche a preparare le arancine. Talvolta mi diverto a cucinare per loro specialità del mio paese; quei sapori mi fanno pensare alla casa che ho lasciato", racconta all’Adnkronos Cecil. Lui, 23 anni, è uno dei 20 partecipanti al progetto 'Food for inclusion', realizzato da Unhcr e Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cuneo) per favorire l'integrazione sociale sviluppando competenze.

Cecil e gli altri giovani rifugiati e richiedenti asilo di Ghana, Gambia, Kenya, Siria, Pakistan, Afghanistan e altri paesi, si sono dunque reinventati chef qui da noi. Hanno preso parte ai corsi formativi elaborati per includere, per offrire una possibilità a chi, costretto a fuggire da luoghi natali senza più pace, è in cerca di futuro.

Proprio come fa Cecil quando cucina per chi l’ha accolto, il cibo diventa così strumento di conoscenza, d’incontro e integrazione. "Attualmente ad Alba - spiega Cecil - sono tirocinante panettiere. Qui mi sono integrato, sto anche imparando il dialetto del posto. Il mio sogno? Mi piacerebbe poter continuare a coltivare le mie passioni: la cucina e la musica". Il tirocinio (di 4 mesi) in strutture del territorio è parte integrante del corso di formazione ai rifugiati della durata di un anno, spiega Carol Povigna, coordinatrice del Food Lab dell’Università di Scienze Gastronomiche.

"Mancano ormai poche ore al momento clou: i ragazzi stasera saranno protagonisti a Terra Madre Salone del Gusto - dice Carol Povigna -. La cena al Bistrot La Centrale della Nuvola Lavazza prevede un menu con pietanze preparate dai giovani rifugiati. Una cena che racconta culture diverse in un incrocio di sapori e odori. Si parte dal Kenya con i Samosa, un piatto originario dell'India ma riproposto, con ripieni diversi, nelle cucine di altri paesi; si passa poi ai Falafel preparati da un giovane chef di origine siriana che oggi ha aperto un ristorante; ebbene sì, si è ricostruito una vita!"

"A cena - continua la coordinatrice del Food Lab - si possono gustare poi il Baba Ganough di melanzane tipico della tradizione mediorientale, il risotto alle spezie rosse che mette insieme Italia e Maghreb, lo stufato Ceebu Jen del Senegal e del Gambia. Si tratta di un piatto di condivisione che viene messo al centro del tavolo. Per finire: tiramisù, il dolce che tutti hanno voluto imparare durante il corso". L’evento 'Food for Inclusion. La differenza a tavola' è sold out. Il ricavato sarà diviso tra i giovani aspiranti chef rifugiati che ce la metteranno tutta per stuzzicare la curiosità dei commensali promettendo un'avventura 'sensazionale' intorno al mondo.

E non finisce qui. Martedì (dalle 12 alle 13) presso lo stand dell’Università di Scienze Gastronomiche nell’area del Lingotto, l’assessora ai Diritti e all’Immigrazione della Regione Piemonte Monica Cerutti, la portavoce Unhcr per il Sud Europa Carlotta Sami e la coordinatrice del progetto 'Food For Inclusion', nonché docente Unisg, Maria Giovanna Onorati si confronteranno sul ruolo della gastronomia come motore di inclusione sociale. Al termine, i rifugiati racconteranno della loro terra d’origine in un workshop sui pani dal mondo.

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