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Caso Uva, pg Milano ricorre in Cassazione

19 ottobre 2018 | 15.55
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La procura generale di Milano ha presentato ricorso in Cassazione contro la sentenza sugli otto imputati, sei agenti e due carabinieri, assolti in appello "perché il fatto non sussiste" dall'accusa di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona aggravato per la morte di Giuseppe Uva, l'uomo deceduto il 14 giugno 2008 all’ospedale di Varese, dopo che era stato fermato e portato in caserma dagli uomini dell'Arma per accertamenti. 

Il sostituto procuratore generale di Milano Massimo Gaballo, che aveva chiesto condanne fino a 13 anni di carcere, ha impugnato la sentenza dello scorso maggio dei giudici della prima sezione, chiedendo di riascoltare quattro testimoni, tra cui Alberto Biggiogero, l'amico di Uva presente la sera del fermo da parte dei carabinieri. Oltre alla richiesta di rinnovare l'istruttoria, nei motivi di appello viene contestata l'assoluzione dal reato di sequestro di persona e di omicidio preterintenzionale. Il pg chiede quindi che la Cassazione annulli la sentenza impugnata e rinvii a un'altra sezione della corte d'assise d'appello per un nuovo giudizio.

La famiglia della vittima è da sempre convinta che il decesso sia stato provocato dalle percosse e dalle manganellate inflitte all'uomo dalle forze dell'ordine che lo tenevano in custodia. Per i giudici, invece, è legittima la condotta di carabinieri e poliziotti intervenuti nel tentativo di contenere Uva che, insieme all'amico, stava dando in escandescenze. Uva, per i giudici, morì a causa di una patologia cardiaca e per lo stress per essere stato fermato in stato di forte ebbrezza alcolica. 

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