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Migranti, parte da Venaus la campagna 'La giusta rotta'

26 luglio 2019 | 15.58
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Promossa dalle Ong Open Arms e Sea Watch e da Mediterranean Hope, l'inizitiva vuole sensibilizzare l'opinione pubblica sul diritto al soccorso in mare e promuovere un'accoglienza degna per i migranti che arrivano in Italia e in Europa

Avviare corridoi umanitari europei con la Libia, sull'esempio di quanto fatto in Libano, per ottenere 50 mila visti per altrettante persone da portare in Europa. Ad annunciare l'iniziativa, Mediterranean Hope che oggi al festival dell'Alta Felicità di Venaus ha presentato in anteprima la campagna di informazione 'La giusta rotta'. La campagna, che partirà in autunno, è promossa dalle Ong Open Arms e Sea Watch e da Mediterranean Hope, il programma rifugiati e migranti delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei) ha l'obiettivo di sensibilizzare l'opinione pubblica sul diritto al soccorso in mare e promuovere un'accoglienza degna per i migranti che arrivano in Italia e in Europa.

"Vogliamo allargare la discussione non semplicemente sui salvataggi in mare che è importante ma affrontarla in termini pragmatici - ha spiegato Francesco Piobbichi, operatore di Mediterranean Hope - dal Libano abbiamo portato circa 2000 rifugiati siriani attraverso corridoi umanitari dimostrando che è possibile costruire una via di accesso sicura per coloro che potenzialmente potrebbero chiedere asilo nel nostro Paese. Ora vogliamo replicare questa modalità per la Libia facendo una richiesta per 50 mila persone da portare con corridoi umanitari in Europa"

"Molto spesso la discussione sul salvataggio è emozionale all'interno della quale i margini di riflessione sono ben pochi - ha aggiunto - quindi dobbiamo fare di tutto per eliminare l'attacco a chi salva vite umane. Inoltre, visto che il sistema introdotto dal Trattato di Dublino non funziona nella nostra campagna chiediamo che per tutti i salvati nel Mediterraneo ci sia una relocation, cioè un'assunzione di responsabilità di tutti i governi volenterosi che si dividano le persone salvate in mare. Ma - conclude Piobbichi - i migranti non dovrebbero proprio prendere la via del mare. Con i nostri progetti, come società civile, abbiamo dimostrato che si può fare".

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