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Crisi Ucraina, scattate le nuove sanzioni Mosca a Ue: "Vergogna, è a rimorchio Usa"

29 aprile 2014 | 14.26
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Crisi Ucraina, scattate le nuove sanzioni Mosca a Ue:

Ci sono il vice premier russo Dmitry Kozak ed il responsabile del Gru, l'intelligence militare di Mosca, Igor Sergun, fra i 15 nomi aggiunti dall'Unione Europea alla lista di persone colpite dalle sanzioni per la crisi ucraina . Secondo la lista pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue all'indomani della riunione a Bruxelles dei ministri degli Esteri dei 28, a essere colpiti dal bando dei visti e dal congelamento dei beni ci sono anche il capo di Stato maggiore russo, generale Valery Gerasimov, due vice presidenti della Duma, la camera bassa del Parlamento, Loudmila Ivanovna Chvetsova e Sergei Ivanovich Neverov, il rappresentante russo in Crimea, Oleg Yevgenyvich Belaventsev, ed i leader dei separatisti in Crimea e nelle città di Lugansk e Donetsk, nell'Ucraina orientale.

Unione europea a rimorchio degli Stati Uniti sulle sanzioni contro Mosca, è l'accusa arrivata dal ministero degli Esteri russo. "Invece di costringere la cricca di Kiev ad avviare negoziati - ha denunciato il ministero - i nostri partner si lasciano guidare da Washington con nuovi gesti di inimicizia contro la Russia". Tutto questo, secondo Mosca, dimostra "il completo fallimento nel comprendere la politica ucraina" da parte dell'Europa ed è "un invito ai neonazisti a creare l'anarchia in Ucraina". L'Ue, ha concluso il ministero, "dovrebbe vergognarsi delle sue nuove sanzioni, che non aiuteranno a stabilizzare" il Paese. Per il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Riabkov, gli Stati Uniti vogliono ricreare la Cortina di ferro con la Russia. Queste sanzioni, ha detto - citato dal sito Gazeta.ru - "colpiscono le nostre imprese e i nostri settori ad alta tecnologia". "E' il ritorno del sistema creato nel 1949 - ha accusato il numero due della diplomazia di Mosca - quando i Paesi occidentali avevano steso la Cortina di ferro sulle consegne di alta tecnologia all'Urss e agli altri Paesi" dell'area.

Intanto il ministro russo della Difesa Sergei Shoigu ha dichiarato che sono state ritirate le truppe di Mosca che erano impegnate in manovre al confine con l'Ucraina. L'assicurazione è stata fatta durante una telefonata di Shoigu con il collega americano Chuck Hagel, riferisce l'agenzia stampa russa Interfax. Il ritiro è dovuto all'impegno di Kiev di non dispiegare l'esercito ucraino contro civili disarmati. Shoigu ha anche ribadito che le forze russe non invaderanno l'Ucraina, secondo quanto ha riferito il Pentagono.

Dal canto suo Berlino ha smentito l'invio di una missione delle forze speciali dell'esercito tedesco (Ksk) in Ucraina per liberare gli osservatori militari sequestrati nell'est del Paese dai separatisti filorussi. "Il Ksk non è in stato di allerta e non è in alcun modo incaricato di agire in Ucraina", ha detto un portavoce del ministero della Difesa, in risposta alle indiscrezioni pubblicate oggi dal quotidiano Bild. Secondo il tabloid tedesco, il Ksk, che con 1.100 effettivi è la principale unità delle forze speciali tedesche, sarebbe in stato di allerta e pronto ad entrare in azione in qualsiasi momento. La Nato però non ha informazioni che indichino un ritiro delle truppe russe dal confine ucraino, ha fatto sapere un portavoce dell'Alleanza atlantica, che ha rinnovato la richiesta alla Russia perché "rispetti l'accordo di Ginevra e ritiri le sue truppe dal confine con l'Ucraina a favore del dialogo e della diplomazia".

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