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Attentato in Cina, auto si lanciano sulla folla in un mercato: oltre 30 morti

22 maggio 2014 | 08.35
LETTURA: 3 minuti

Più di 90 i feriti. L’attacco alle 7.50 locali nella provincia nordoccidentale dello Xinjiang. Uno dei veicoli è scoppiato in mezzo alla gente. I testimoni hanno riferito di diverse esplosioni durante l’azione. Il presidente Xi Jinping : ”Puniremo severamente i terroristi”

(Xinhua)
(Xinhua)

E’ di 31 morti e 94 feriti il bilancio dell’attentato compiuto giovedì mattina nella provincia cinese nordoccidentale dello Xinjiang. Alle 7.50 locali, secondo quanto riportato dalle autorità sul posto, due veicoli si sono lanciati sulla folla che si trovava nel principale mercato della capitale della provincia, Urumqi.

Gli attentatori hanno anche lanciato esplosivi. Uno dei due veicoli è poi esploso in mezzo alla gente. I testimoni hanno riferito di diverse esplosioni durante l’attacco.

Puniremo severamente i terroristi”, ha detto il presidente cinese Xi Jinping dopo l’attacco ad Urumqi. Secondo quanto riporta l’agenzia ufficiale Xinhua, il presidente cinese ha affermato che il governo adotterà misure per mantenere la stabilità.

Fra i primi a inviare un messaggio di cordoglio al presidente cinese Vladimir Putin, che ha espresso la disponibilità e l’interesse di Mosca “a intensificare la cooperazione con Pechino anche nella lotta a terrorismo ed estremismo”, come rende noto l’agenzia di stampa Xinhua.

Urumqi è il capoluogo della turbolenta provincia cinese dello Xinjiang, abitata in prevalenza da uiguri e altre minoranze musulmane. Ai confini con Pakistan, Afghanistan, Tagikistan e Kazakhstan, lo Xinjiang è agitato da tensioni fra le popolazioni originarie e gli immigrati cinesi han che ne sfruttano le risorse di gas e petrolio.

Fu il leader cinese Mao Tse Tung ad incoraggiare l’emigrazione di milioni di han. E oggi i leader uiguri in esilio lo accusano di aver colonizzato la provincia rompendo la promessa di concedere la semiautonomia. Nello Xinjiang, grande un sesto dell’intera Cina, vivono 22 milioni di persone, appena il 2% della popolazione cinese. Il 60% degli abitanti della provincia appartiene a minoranze musulmane: uiguri, kazaki, kirghisi, mongoli e hui.

Il gruppo più importante, circa dieci milioni di persone, è rappresentato dall’etnia turcofona degli uiguri. Gli uiguri si sentono oppressi culturalmente, economicamente e politicamente dagli han, mentre il governo cinese li ha accusati più volte di separatismo e terrorismo.

Nelle zone più povere l’ostilità degli uiguri verso i ricchi immigrati cinesi è palpabile e le due comunità vivono rigidamente separate. A Urumqi questa tensione è sfociata più volte in violenze fra le due comunità, le più gravi delle quali risalgono all’estate del 2009 quando vi furono 197 morti.

L’esponente uiguro più noto è Rebiya Kadeer, 67 anni, facoltosa donna d’affari e madre di undici figli, costretta all’esilio negli Stati Uniti nel 2005 dopo aver trascorso 6 anni in carcere per la sua attività a favore dell’indipendenza dello Xinjiang.

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