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Siria, ucciso il jihadista di San Diego arrivato per combattere con l'Is

26 agosto 2014 | 13.30
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L'uomo, Douglas McAuthur McCain di 33 anni proveniente dagli Usa, ha perso la vita nel fine settimana. Si era convertito all'islam nel 2004. Gli Stati Uniti hanno iniziato a sorvolare il Paese nelle aree in mano all'Is.Dalla Casa Bianca il no all'apertura di Damasco contro i terroristi: "Non collaboriamo con il regime". In mano dei militanti dello Stato islamico una cittadina americana, chiesti 6,6 milioni di dollari di riscatto

(Xinhua)
(Xinhua)

Douglas McAuthur McCain, 33enne afroamericano di San Diego, California, è rimasto ucciso nel weekend mentre combatteva per lo Stato Islamico in Siria. E' quanto riporta la Nbc citanto fonti dell'opposizione siriana che hanno mostrato ai reporter dell'emittente americana le foto del passaporto di McCain e del suo cadavere.

Secondo le stesse fonti, insieme al cittadino americano nei combattimenti dello scorso weekend sono morti anche altri due jihadisti stranieri. Il dipartimento di Stato non ha voluto per il momento commentare la notizia. Mentre familiari di McCain contattati dall'emittente avrebbero confermato la morte del giovane aspirante rapper - cresciuto in Minnesota e convertitosi all'Islam nel 2004 - che sulla sua pagina Twitter e Facebook scriveva che "l'Islam è la cosa più importante di tutte".

Primi voli di ricognizione Usa - Gli Stati Uniti hanno iniziato i voli di ricognizione sulle aree della Siria in mano ai ribelli islamisti. Lo riporta l'emittente al-Jazeera, secondo la quale l'avvio dei voli di sorveglianza aeree potrebbe presto aprire la strada ai raid contro i jihadisti dello Stato Islamico (Is).

Una fonte ufficiale americana ha confermato l'avvio dei voli di ricognizione, mentre altre due fonti Usa, rimaste anonime perché non autorizzate a parlare con i media, hanno rivelato che il presidente Usa, Barack Obama, ha autorizzato queste operazioni.

Nessun accordo con Damasco - "Non ci sono piani di coordinarsi con il regime di Assad", ha precisato il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, riferendosi a possibili raid.

Il portavoce ha poi chiarito: "Il presidente (Obama, ndr) non ha ancora preso alcuna decisione su nessuna delle opzioni militari in Siria".

Quanto ad una possibile collaborazione con il regime di Damasco, che ieri ha 'aperto' alla comunità occidentale per fare fronte contro il nemico comune, Earnest ha chiarito: "Per quanto riguarda la politica degli Stati Uniti, noi non riconosciamo" Bashar al Assad come presidente della Siria. Premesso questo, Earnest ha quindi chiarito che "non ci sono piani per cambiare questa politica e non ci sono piani per coordinare con il regime di Assad".

Ieri il ministro siriano degli Esteri, Walid al-Muallim, aveva annunciato che Damasco era pronta a collaborare con l'Occidente e con l'intera comunità internazionale per combattere il terrorismo. "Chiunque voglia coordinarsi e cooperare con noi - aveva precisato il ministro parlando con i giornalisti a Damasco - dovrebbe prendere la questione sul serio e non con un doppio standard". Il ministro aveva però precisato che ogni attacco alle postazioni dello Stato islamico e del Fronte al-Nusra in territorio siriano senza un preventivo coordinamento con le autorità di Damasco sarebbe stato visto come un'aggressione.

Washington: "I confini non limitano le nostre opzioni" - "I confini geografici non limitano le nostre opzioni quando si tratta della missione centrale di proteggere i cittadini". Così si è limitata a rispondere la portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Caitlin Hayden, all'agenzia Dpa che chiedeva una conferma della notizia dei voli di ricognizione.

L'Osservatore siriano per i diritti umani ha reso noto che da due giorni vengono avvistati droni che sorvolano il territorio siriano, in particolare nella provincia di Deir az Zaur, roccaforte dell'Is, ma - aggiunge il centro che ha sede a Londra ma una rete diretta di informatori nel paese - non è chiaro se si tratti di droni siriani o stranieri.

In mano all'Is una cittadina americana - E' una donna di 26 anni il terzo cittadino americano preso in ostaggio dallo Stato Islamico. E' quanto riportano oggi i media americani, aggiungendo che l'Is avrebbe chiesto un riscatto di 6,6 milioni di dollari e la liberazioni di prigionieri in mano agli Stati Uniti per la liberazione dell'operatrice umanitaria rapita un anno fa in Siria.

In particolare viene chiesto il rilascio di Aafia Siddiqui, il neuroscienziato laureta al Mit che nel 2010 è stato condannato per il tentato omicidio di due ufficiali americani, secondo quanto ha riferito uno dei mediatori in contatto con la famiglia, secondo quanto riporta Abcnews.

La donna, di cui non viene diffusa l'identità per richiesta della famiglia, è il terzo ostaggio americano in mano all'Is di cui si ha notizia. Dopo l'uccisione di James Foley, decapitato in un video diffuso online la scorsa settimana, risulta essere ancora vivo Steven Sotloff, un altro giornalista che appare sempre nel video shock della decapitazione.

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