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Obama: "Il mondo è unito nella lotta contro lo Stato Islamico"

20 settembre 2014 | 14.43
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Il presidente americano nel discorso del sabato ricorda che più di 40 Paesi hanno offerto il loro aiuto nella campagna contro il gruppo terrorista. In Iraq liberati 49 ostaggi turchi. Boldrini: "L'Is è una minaccia collettiva ma capire con quale metodo combatterlo". Margelletti (CeSi): "Rischio 'foreign fighters' anche in Italia"

Barack Obama
Barack Obama

Non è soltanto l'America che è contro gli jihadisti dello Stato Islamico, "è il mondo intero" che è contro l'Is. E' quanto ha affermato il presidente americano Barack Obama nel consueto discorso del sabato, ricordando come gli Stati Uniti stiano continuando "a guidare i nostri amici e alleati nella strategia per distruggere" l'Is. Più di 40 Paesi hanno offerto il loro aiuto nella campagna contro il gruppo terrorista, ha detto ancora il presidente, che promette di lavorare la settimana prossima all'Assemblea Generale Onu "per continuare a unire il mondo contro questa minaccia".

Il voto al Congresso che ha approvato l'addestramento di combattenti dell'opposizione siriana contro gli jihadisti "ha inviato un forte messaggio al mondo", ha detto ancora Obama, il messaggio "che gli americani sono uniti per affrontare questo pericolo". Obama, che ha salutato l'avvio dei raid francesi in Iraq, ha ribadito che nessun soldato americano verrà inviato sul terreno e che al momento non vi sono minacce specifiche di attentati negli Stati Uniti.

Una "grande minaccia collettiva" quella dell'Is, secondo il presidente della Camera Laura Boldrini, su cui però "bisogna capire qual è il metodo più efficace per combatterla". Mentre Andrea Margelletti, presidente del CeSi (Centro Studi Internazionali) mette in guardia sul rischio 'foreign fighters' anche in Italia. "C'è il pericolo che cittadini europei o statunitensi addestrati alla morte in Siria e Iraq - avverte Margelletti -, possano tornare nelle proprie nazioni attraversando le maglie della nostra presunzione e, potenzialmente, provare a mettere a segno attentati nel cuore dell'Occidente''.

IN IRAQ - Ci sarebbero i servizi di intelligence degli Stati Uniti dietro l'operazione che ha portato alla liberazione di 49 ostaggi turchi a Mosul. Lo sostiene un parlamentare turco del partito al governo Akp, Samil Tayyar. "Una delle ragioni per cui la Turchia non si era ancora unita alle operazioni (internazionali, ndr) contro lo Stato islamico erano gli ostaggi - ha scritto il deputato sul suo account Twitter - Il loro rilascio in questa fase critica è una mossa della Cia". Ma secondo la versione ufficiale, è stato il servizio turco di intelligence (Mit) a eseguire l'operazione di liberazione degli ostaggi. Così ha detto il presidente Recep Tayyip Erdogan, così ha confermato un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara.

Tra i 49 ostaggi liberati anche il console generale turco Ozturk YilmazIraq. "Mosul è il posto più pericoloso al mondo, il centro mondiale del terrorismo", ha detto il diplomatico.

IN SIRIA - Almeno 18 jihadisti dello Stato islamico sono stati uccisi nella notte in una serie di scontri con i combattenti curdi che difendevano i loro villaggi nel nord della Siria. Lo riferiscono gli attivisti dell'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo i quali tra i jihadisti uccisi c'è anche un cinese. Gli scontri si concentrano intorno alla città di Ain al-Arab, Kobane per i curdi. Nei giorni scorsi il Pkk, gruppo militante curdo attivo in Turchia, ha chiesto ai suoi sostenitori di imbracciare le armi e attraversare la frontiera per difendere Kobane dall'Is. Sono circa 45.000 i curdi siriani in fuga dall'Is entrati in Turchia da ieri, quando le autorità di Ankara hanno dato il via libera all'apertura dei valichi.

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