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Ebola, arriva il coordinatore europeo. Guarita l'infermiera spagnola

20 ottobre 2014 | 09.37
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E uscita dal'isolamento la dottoressa curata in Norvegia. Bruxelles: "Sono necessari forzi unitari, coordinati e più intensi". Gli Usa sono pronti a far entrare in azione dei 'swat team medici' per fronteggiare eventuali nuovi casi. Va a ruba in tutto il mondo il peluche con la forma del virus. Cos'è, come attacca e come proteggersi: tutto quello che c'è da sapere. Ebola, i falsi miti

(Xinhua)
(Xinhua)

"Sono necessari forzi unitari, coordinati e più intensi" per contenere l'epidemia di Ebola in Africa e assicurare un'assistenza appropriata nei Paesi colpiti e in quelli vicini. Sono le conclusioni dei ministri degli Esteri dell'Ue, riuniti oggi a Lussemburgo per studiare una risposta comune alla minaccia e individuare gli aiuti da garantire ai Paesi africani colpiti dal virus. Il Consiglio saluta con soddisfazione la prosecuzione "del traffico aereo da e per i Paesi colpiti", e invita tutti i Paesi a seguire in materia le linee guida dell'Oms. Anche perché "è fondamentale isolare la malattia, ma non isolare i Paesi". I ministri hanno anche sottolineato l'importanza di lavorare insieme sotto l'ombrello dell'Onu e hanno rivolto ai donatori internazionali l'invito a rispondere all'appello dell'Onu, che chiede 987,8 mln di dollari per contenere l'epidemia.

L'Ue e gli stati membri "hanno già destinato oltre mezzo miliardo di euro per cure mediche urgenti alle persone colpite, per cercare di contenere la malattia e per attenuare l'impatto dell'epidemia sulle economie degli Stati colpiti". Il Consiglio, inoltre, saluta con soddisfazione il ruolo di Francia, GB e Usa nell'allestire la riposta all'epidemia nei tre Paesi più colpiti. L'Ue "continuerà a seguire da vicino i bisogni" delle popolazioni "e a garantire assistenza ai Paesi colpiti per contrastare l'epidemia".

Non solo: la "sinergia della nostra risposta - sottolineano i ministri - è una priorità". Il Consiglio incoraggia anche il coinvolgimento del settore privato e l'importanza di continue consultazioni sulle "misure da assumere per proteggere l'Ue e gli stati membri da potenziali contaminazioni". Ma anche continue informazioni sul virus alla popolazione, per prevenire il "possibile stigma".

Quanto ai sanitari internazionali che lottano contro il virus in Africa, il Consiglio accoglie con favore un accordo tra gli Stati membri e la Commissione per garantire cure appropriate a medici e infermieri internazionali "nell'ambito delle risorse disponibili", anche con "evacuazione medica" attraverso vettori commerciali specializzati o degli stessi stati membri, da valutare "caso per caso". Operazioni gestite attraverso il coordinamento degli interventi nel Centro di emergenza Ue. L'operazione di evacuazione può essere finanziata fino al 100% dal bilancio comunitario. Il Consiglio riconosce, inoltre, la necessità di istituire un pool di esperti degli Stati membri, su base volontaria, per una risposta rapida e mirata alle crisi sanitarie. E saluta tutti gli sforzi per potenziare la ricerca medica e farmaceutica sulle malattie tropicali e quelle trascurate.

Inoltre il Consiglio invita a verificare, insieme all'Oms, l'efficacia dei sistemi di screening nei punti di uscita dei Paesi colpiti, contribuendo a rafforzarli, se necessario. Si sottolinea ancora l'importanza di continue consultazioni e informazioni sulle misure volte a proteggere l'Ue ei suoi cittadini. E questo, in particolare "nei punti d'ingresso", porti e aeroporti. Obiettivo, "procedure comuni" di controllo, ma anche l'utilizzo al meglio dei sistemi di visto e di informazione dei vettori di trasporto, per "anticipare potenziali arrivi" di soggetti infetti.

Il Consiglio si dice favorevole ai lavori della Commissione "per la costituzione di una rete volontaria di clinici per il trattamento di Ebola a livello dell'Ue e per la fattibilità di un 'Joint Procurement' per" l'acquisto "di indumenti di protezione destinati ai sanitari che trattano i pazienti di Ebola e per i possibili trattamenti medici".

I ministri europei degli Affari Esteri "sono unanimi nel dire che l'idea di nominare un coordinatore europeo della lotta contro l'Ebola sia una buona idea". E' quanto ha detto il ministro degli Esteri francese, Laurent Fabius, al termine della riunione del Consiglio Affari Esteri della Ue che si è svolto oggi a Lussemburgo. "Il nome sarà scelto nei prossimi giorni", ha aggiunto Fabius. Secondo alcune fonti sarà durante il Consiglio dei leader della Ue, che si svolgerà giovedì e venerdì prossimi, che si annuncerà il nome del coordinatore.

"E' un passo molto importante perché è necessario che tutto il mondo lotti contro questa epidemia molto grave" ha detto ancora il capo della diplomazia francese ricordando come, accanto ai paesi dove l'emergenza rimane grave, come Liberia, Sierra Leone e Guinea, ve ne siano altri però che sono riusciti a "fermare l'epidemia", riferendosi al Senegal e alla Nigeria.

L'inziativa europea di nominare un coordinatore della risposta all'emergenza Ebola segue quella del presidente americano, Barack Obama, che venerdì scorso ha nominato l'avvocato Ron Klain come super commissario, in America si dice 'zar', per l'emergenza sanitaria negli Stati Uniti.

USA - Come aveva annunciato nei giorni scorsi Barack Obama, gli Stati Uniti sono pronti a far entrare in azione dei 'swat team medici' per fronteggiare eventuali nuovi casi di Ebola sul territorio nazionale. Il Pentagono ha infatti reso noto che, per ordine del ministro della Difesa Chuck Hagel, una squadra composta da 30 militari - 5 medici militari, 5 specializzandi e 20 infermieri - è mobilitata per i prossimi 30 giorni a Fort Sam Houston, in Texas, Stato dove finora si sono registrati i 3 casi, uno mortale, di Ebola.

Il team sarà in grado di essere operativo in 72 ore dal momento dell'ordine di invio, ha spiegato il capitano Jeff Davis, portavoce del Comando settentrionale del Pentagono, preposto alla difesa del territorio nazionale. "Non si tratta di una squadra per la risposta immediata - ha poi aggiunto - ma interverrà in un ospedale o struttura sanitaria in cui il caso o i casi saranno già stata individuati, per fornire maggiore supporto, esperienza e assistenza".

Intanto, sono 75 gli operatori sanitari del Texas Health Presbyterian, dove è stato ricoverato ed è deceduto il 'paziente zero' Thomas Duncan, ancora sottoposti a controllo per verificare che non ci siano eventuali ulteriori contagi di Ebola, come accaduto alle due colleghe infermiere che hanno assistito Duncan e ora sono state trasferite. E' quanto afferma alla rete televisiva locale 'Wfaa' il giudice della Contea di Dallas, Clay Jenkins, che aggiunge anche come "il personale della struttura è fisicamente ed emotivamente provato. Ma dovrà rimanere ancora una settimana sotto monitoraggio".

Buone notizie invece per l'infermiera spagnola colpita dall'Ebola, Teresa Romero: è risultata negativa al test del virus. Lo ha riferito ai media, come si legge su 'El Mundo', un portavoce della famiglia della donna, Teresa Mesa, che ha ricevuto queste informazioni dai medici che assistono la paziente all'ospedale Carlos III di Madrid.

Ed è uscita dall'unità di isolamento la dottoressa svedese che aveva contratto lavorando per Medici Senza Frontiere in Sierra Leone. Ad annunciarlo sono stati i medici dell'ospedale Ullevål di Oslo nel corso di una conferenza stampa in cui non hanno fornito precisazioni sulle cure cui la donna è stata sottoposta e che hanno permesso la sua guarigione. Nel corso della conferenza stampa la stessa Silje Lehne Michalsen ha raccontato la sua esperienza personale. La dottoressa era stata trasferita due settimane fa in Norvegia ed immediatamente messa in isolamento. La donna ha colto l'occasione per lanciare un appello sulla necessità urgente di aiutare la gente in Africa occidentale. "Il tempo corre e la cifra dei morti sale. Dobbiamo agire e dobbiamo agire ora", ha dichiarato.

Dopo il Senegal, anche la Nigeria è stata dichiarata ufficialmente Ebola-free, dopo sei settimane senza nuovi casi. L'annuncio è arrivato dal rappresentante dell'Organizzazione mondiale della sanità, Rui Gama Vaz. Nel suo intervento dalla capitale Abuja, Gama Vaz ha parlato di una "una storia di successo spettacolare", come riferisce la Bbc online. Il virus ha ucciso in Africa oltre 4.500 persone, soprattutto in Liberia, Guinea e Sierra Leone.

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