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L'Ebola 'sbarca' a New York, paura per un medico rientrato dalla Guinea

24 ottobre 2014 | 08.16
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L'uomo nelle settimane scorse aveva lavorato in Africa occidentale dove ha curato persone affette dal virus per Msf. Il sindaco Bill De Blasio: "Non ci sono ragioni di allarme". Primo caso anche in Mali: contagiata una bambina di 2 anni. L'ostetrica lombarda in quarantena: "Sto bene, lascio il cuore in Africa". Guarito il cameraman della Nbc. Oms: presto in Africa il siero dal sangue dei sopravvissuti al virus

L'Ebola 'sbarca' a New York, paura per un medico rientrato dalla Guinea

Primo caso di Ebola a New York. Si tratta di un medico, il 33enne Craig Spencer, che lo scorso venerdì era rientrato dalla Guinea dove aveva curato i malati di Ebola come volontario dell'organizzazione Medecins Sans Frontieres. Da allora ha misurato la febbre due volte al giorno e fino a ieri mattina non aveva mostrato alcun sintomo della malattia. Ora è ricoverato in isolamento al Bellevue Hospital Center.

Almeno tre persone che hanno avuto contatti con Spencer sono intanto state messe in isolamento e saranno tenute sotto osservazione per 21 giorni per verificare l'eventuale comparsa di sintomi di contagio. Si tratta della compagna del medico e di due amici che sono stati in sua compagnia martedì e mercoledì: nessuno dei tre presenta al momento alcun sintomo della malattia.

Si cerca inoltre di ripercorrere ogni suo spostamento per rintracciare eventuali persone esposte al rischio di contagio: Spencer mercoledì ha preso la metro, è andato al bowling, è tornato in taxi a Manhattan.

Per precauzione intanto la sala da bowling è stata chiusa ieri sera. La casa del medico è stata inoltre chiusa e sigillata. Mentre il governatore di New York Andrew Cuomo ha affermato che le strutture cittadine hanno risposto prontamente all'emergenza.

Il sindaco di New York Bill de Blasio ha spiegato che le autorità locali stanno rintracciando i contatti di Spencer dal suo ritorno dalla Guinea, ricordando che il contatto casuale con una persona malata non provoca contagio e che l'unica minaccia arriva da un contatto diretto con i suoi fluidi corporei. Il medico di New York ha preso la metropolitana e si è recato in alcuni locali pubblici della città quando già aveva contratto la malattia, prima di denunciare i sintomi alle undici di mattina di ieri (ora locale) e farsi ricoverare. New York "è preparata ad affrontare il virus e non c'è nessun motivo di allarme", ha quindi assicurato de Blasio in una conferenza stampa. E ha sottolineato: "Trovarsi nello stesso vagone della metropolitana o vivere accanto a una persona con Ebola non espone di per sé ad alcun rischio".

Intanto è guarita Nina Pham, l'infermiera contagiata assistendo un malato arrivato dalla Liberia a Dallas, il 'paziente zero' negli Stati Uniti. I National Institutes of Health (Nih) annunciano in una nota che la donna, ricoverata dal 16 ottobre al Nih Clinical Center, non presenta più tracce del virus e viene dimessa oggi.

Nel frattempo, il governo del Mali ha confermato che una bambina di due anni è risultata positiva al test di Ebola dopo essere rientrata di recente da un viaggio in Guinea con la zia. Si tratta del primo caso ufficiale di Ebola in Mali. La bimba è stata messa in quarantena già ieri all'ospedale di Kayes. Il ministro della Sanità, Ousmane Koné, ha assicurato che tutte le persone entrate in contatto con la piccola sono state prese in carico e trattate secondo le procedure previste.

Con questo contagio, il Mali si va ad aggiungere ai Paesi dell'Africa occidentale colpiti dal virus, che sta mietendo centinaia di vittime soprattutto in Guinea, Liberia e Sierra Leone, oltre ai casi registrati in alcuni Paesi occidentali. Due giorni fa, la Nigeria ha annunciato di essere totalmente "libera dal virus".

Dal canto suo l'Organizzazione mondiale della sanità ha annunciato che un milione di dosi di vaccino anti-Ebola saranno prodotte entro la fine nel 2015. E afferma che "diverse centinaia di migliaia di dosi" dovrebbero arrivare già nella prima metà del prossimo anno. I vaccini potrebbero essere somministrati agli operatori sanitari impegnati in prima linea contro l'epidemia in Africa occidentale a partire da dicembre di quest'anno. Sono due i vaccini al momento in sperimentazione. I primi risultati sono attesi a dicembre. I trial dovrebbero poi spostarsi in Africa, nei Paesi colpiti dall'epidemia, cominciando probabilmente con la Liberia. L'Oms precisa che i vaccini non saranno la "bacchetta magica" che porrà fine all'epidemia, ma "è prudenziale prepararsi in modo - afferma Marie Paule Kieny, direttore generale aggiunto dell'Oms - da avere a disposizione il maggior numero di dosi, se i test proveranno l'efficacia" dei vaccini.

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