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Traghetto affondato in Sudcorea, chiesta la pena di morte per il capitano

27 ottobre 2014 | 12.09
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Prevista dal codice penale, non viene applicata dal 1997. Nel naufragio morirono 300 persone, per lo più studenti di un liceo in gita scolastica. Il pubblico ministero: "Non avrebbe dovuto abbandonare la nave prima che ogni passeggero fosse stato messo in salvo". Chiesta la stessa condanna per altri tre ufficiali di bordo

Lee Joon Seok (Foto Xinhua)
Lee Joon Seok (Foto Xinhua)

E' stata chiesta la pena di morte per Lee Joon Seok, il capitano del traghetto sudcoreano Sewol affondato lo scorso aprile a Seul. Nel naufragio morirono 300 persone, per lo più studenti di un liceo in gita scolastica.

"Il capitano, come responsabile a bordo del traghetto Sewol, non avrebbe dovuto abbandonare la nave prima che ogni passeggero fosse stato messo in salvo" ha detto il pubblico ministero nella sua arringa finale nel processo iniziato lo scorso giugno. "Ha cercato di coprire il suo comportamento e ha mentito, per questo noi chiediamo la pena di morte" ha concluso.

Prevista dal codice penale, la pena di morte non viene applicata in Corea del Sud dal 1997. I procuratori hanno chiesto poi l'ergastolo per altri tre ufficiali di bordo, sempre accusati di aver abbandonato la nave, e condanne tra i 15 e i 30 anni per gli altri 11 membri dell'equipaggio. La sentenza della corte è attesa per il prossimo mese.

Solo 174 persone riuscirono a mettersi in salvo nel naufragio del 16 aprile scorso, e durante il processo - che ha attirato enorme attenzione nel Paese che ha vissuto la vicenda come una tragedia nazionale - hanno testimoniato che i membri dell'equipaggio, che sono stati tra i primi a salire sulle scialuppe di salvataggio insieme al capitano Lee, continuavano a dire a tutti di rimanere ai loro posti anche quando la nave aveva cominciato ad affondare.

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