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Siria: ogni mese entrano mille combattenti stranieri nonostante raid

31 ottobre 2014 | 11.50
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Più di mille combattenti stranieri entrano ogni mese in Siria. E nulla è di fatto cambiato con i raid aerei contro i combattenti del cosiddetto 'Stato islamico' (Is), attivi in Siria e Iraq, e con i proclamati sforzi da parte di vari Paesi volti a contenere le partenze di uomini pronti a imbracciare le armi. Lo scrive il Washington Post, che cita funzionari dell'intelligence ed esperti di antiterrorismo. "Il flusso di combattenti diretti verso la Siria resta costante, quindi il numero totale continua a salire", ha detto un funzionario dell'intelligence americana.

Funzionari Usa sottolineano tuttavia come sia necessario del tempo per l'esame delle informazioni di intelligence da parte della Cia e di altri servizi e come quindi si debba attendere per poter osservare un'inversione di tendenza nei dati.

I dati dell'ultimo anno suggerirebbero la presenza di oltre 16mila combattenti stranieri in Siria. Per gli esperti Usa, prosegue il Washington Post, è tutto frutto delle sofisticate campagne di reclutamento da parte dei gruppi attivi nel Paese arabo e della relativa facilità con cui dal Medio Oriente, dal Nord Africa e dall'Europa si può arrivare al fronte.

Secondo gli ultimi dati citati dal giornale, i raid in Siria hanno portato all'uccisione di "circa 460 membri dell'Is" e di "60 combattenti del Fronte al-Nusra", legato ad al-Qaeda. Gli Usa e i loro alleati hanno effettuato oltre 600 raid aerei in Siria e Iraq. Per gli esperti il 'contingente' di combattenti stranieri potrebbe continuare a crescere con il proseguimento del conflitto esploso in Siria nel 2011 dopo l'inizio nel marzo di quell'anno di inedite proteste contro il regime di Bashar al-Assad.

Secondo Andrew Liepman, esperto di antiterrorismo della Rand Corporation ed ex vice direttore del National Counterterrorism Center, i raid aerei "hanno probabilmente scoraggiato molte persone e incoraggiato molte altre".

La maggioranza dei combattenti stranieri arriva da Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente e dalla Tunisia, ricorda il Washington Post, sono partiti più combattenti che da ogni altro Paese. "Più di duemila combattenti sono partiti da Paesi europei", prosegue il giornale, sottolineando come "molti" abbiano deciso di farlo per combattere contro le forze del regime di Assad e potrebbero quindi non rappresentare una minaccia per la sicurezza quando cesserà il conflitto in Siria.

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