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Usa: la fuga da Obama, ultima debole speranza per democratici/Adnkronos

01 novembre 2014 | 11.31
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La fuga da Barack Obama, diventato il presidente 'paria' che nessuno osa avvicinare, è l'ultima, debole, speranza dei senatori democratici che cercano scongiurare martedì prossima una sconfitta sempre più annunciata che potrebbe regale ai repubblicani il controllo dell'intero Congresso. In realtà, non c'e' nulla di nuovo in questa strategia, quella della fuga dal presidente impopolare: nelle 26 delle 28 elezioni di midterm che si sono svolte dal 1900 ad oggi il partito del presidente alla Casa Bianca è stato sconfitto.

Nonostante questi precedenti storici, il manipolo di senatori democratici che stanno si stanno giocando il tutto per tutto per salvare il seggio - e il controllo democratico del Senato appeso ad appena 6 seggi - stanno applicando al massimo questa strategia, prendendo le distanze dal presidente se non addirittura criticando le sue posizioni.

Come è successo nelle polemiche sulla risposta ad Ebola, con senatori democratici che si sono allineati con i repubblicani nel sostenere la necessità di bloccare gli ingressi dei cittadini provenienti dai paesi a rischio e mettere in quarantena i cittadini americani di ritorno. Tutto questo sta "esasperando" Obama ed i suoi consiglieri e creando tensione tra Casa Bianca e partito, registrava nei giorni scorsi il Washington Post citando fonti vicine al presidente.

per controllo Senato al Gop servono 6 seggi, indipendenti potranno diventare cruciali

Con una popolarità ormai al 40%, e il tasso di impopolarità al 53% tra i possibili elettori, Obama comunque rischia veramente di diventare martedì il principale capro espiatorio della sconfitta che si profila per i democratici, dal momento che tutti i sondaggi indicano come lo scontento e la rabbia nei confronti dell'amministrazione Obama sia destinato a galvanizzare gli elettori repubblicani, spingendoli ad andare a votare in massa tra tre giorni.

Le elezioni di mid term si chiamano così perché cadono a metà del mandato presidenziale e prevedono il rinnovo di tutti i 435 membri della Camera dei rappresentanti, il cui mandato dura due anni, ed un terzo circa dei 100 senatori, che hanno un mandato di sei anni. Quest'anno sono in tutto 36 seggi da rinnovare, 21 ora in mano ai democratici e 15 ai repubblicani. I democratici hanno al momento 53 seggi ed i repubblicani 45, con due indipendenti che solitamente votano con i democratici.

Per riconquistare la maggioranza i repubblicani devono strappare sei seggi ai democratici. Al momento possono contare su vittorie praticamente certe in South Dakota, West Virginia e Montana, dove hanno lasciato i democratici in carica. E hanno buone prospettiva anche almeno quattro - Alaska, Arkansas, Colorado e Louisiana - degli altri duelli, in tutto 10, ancora aperti.

Gop spera in vittoria storica alla Camera, possibile rafforzamento Tea Party

E se i senatori democratici in carica sembrano aver migliorato le posizioni in Carolina del Nord e New Hampshire, i repubblicani sperano in una vittoria in Iowa. Anche se i sondaggi danno quindi ottime possibilità ai repubblicani di vincere almeno sei seggi e quindi il controllo del Senato, e di tutto il Congresso, le ipotesi al vaglio degli analisti in questi ultimi giorni prima del voto comprendono anche quella di un futuro Senato in cui i giochi saranno decisi da due senatori indipendenti. Si tratta di Angus King del Maine, che attualmente vota con i democratici ma si è detto aperto a collaborare con i repubblicani, e di Greg Orman, candidato indipendente del Kansas che sta sfidando il senatore repubblicano Pat Roberts.

L'ottimismo crescente a casa repubblicana sta spingendo gli strateghi del partito ad allargare, all'ultimo momento, anche il fronte della battaglia elettorale alla Camera, inserendo nella lista degli obiettivi anche seggi finora non presi in considerazione, in Iowa, in Nevada ed in altri stati. Al momento i repubblicani hanno alla Camera una consistente maggioranza di 234 deputati contro i 199 democratici ma la campagna del Gop accarezza l'idea di conquistare la prossima settimana 12 nuovi seggi, arrivando quindi a 246, la maggioranza record registrata dai repubblicani dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

"I numeri sono negativi per i democratici da mesi, ma ora i repubblicani vedono che hanno opportunità in distretti dove finora pensavano di non averne", sintetizzava qualche giorno fa Nathan Gonzales del Rothenberg Political Report. Resta da vedere se la prospettata vittoria repubblicana sarà destinata a rafforzare all'interno del partito il Tea Party, movimento ultraconservatore ed estremista spesso ai ferri corti con l'establishment del partito. Sono sei, forse otto, i candidati del Tea Party che con ogni probabilità vinceranno un seggio al Camera in distretti super sicuri nel profondo Sud, prendendo così il posto di deputati repubblicani moderati che hanno sconfitto alle primarie

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