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Ucraina: amb. italiana alla Nato, quadro si complica ma dialogo continui

03 novembre 2014 | 16.09
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Le elezioni "illegittime" svoltesi ieri nelle cosiddette 'Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk' "complicano il quadro", rappresentano "un ostacolo in più" ad una soluzione della crisi ucraina, ma il dialogo deve continuare. Ad un mese dal suo insediamento al quartier generale dell'Alleanza atlantica a Bruxelles, Mariangela Zappia, primo ambasciatore donna italiano alla Nato, fa il punto su quelle che sono le sfide principali su cui dovranno impegnarsi i 28 Paesi membri, dal rapporto con la Russia al ruolo della Turchia fino all'Afghanistan. E parla del suo lavoro in un ambiente che era e resta tradizionalmente maschile.

"Le elezioni di ieri sono illegittime, come hanno detto l'Alto rappresentante Ue Federica Mogherini ed il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - dice l'ambasciatrice in un'intervista all'Adnkronos - Avrebbero dovuto svolgersi in un quadro diverso, definito dagli accordi di Minsk, adesso il quadro si complica, certamente non si va nella direzione che tutti auspichiamo" di una soluzione politica della crisi.

Quanto successo ieri "rappresenta un ostacolo in più", continua la rappresentante permanente alla Nato, sottolineando come le prese di posizione di Mosca dei giorni scorsi, con l'annuncio che avrebbe riconosciuto l'esito del voto, "non facessero sperare in una lettura degli accordi di Minsk uguale alla nostra". Tuttavia, sostiene Zappia, "il dialogo politico con la Russia deve continuare".

In attesa della valutazione che sarà fatta in occasione della consueta riunione del mercoledì degli ambasciatori della Nato a Bruxelles, l'ambasciatrice anticipa l'opinione secondo cui gli eventi delle ultime ore "non inficiano in alcun modo quella che è stata la decisione presa al summit in Galles ai primi di settembre, quando, pur mettendo in evidenza la criticità del rapporto con la Russia ed il fatto che non si possa parlare più di una vera partnership, si è stabilito di lasciare aperto il dialogo politico". Un dialogo politico, sottolinea Zappia, che "l'Italia tiene a mantenere assolutamente aperto: noi riteniamo che, in momenti come questi, bisogna essere molto chiari e duri su quelli che sono i punti di principio, lasciando però aperto il dialogo, che è l'unico strumento attraverso il quale si può arrivare ad una soluzione".

L'ambasciatrice parla quindi di un'altra sfida che il nostro Paese considera altrettanto prioritaria per la Nato, rappresentata dalla situazione in Medio Oriente e dal ruolo della Turchia. "La cosa che ci aspettiamo, e io di questo ho fatto un punto molto chiaro, è che l'Alleanza deve guardare a tutte le sfide allo stesso modo - spiega - non si devono perdere di vista le emergenze a est, ma devono essere altrettanto evidenti le sfide a sud e noi, all'interno dell'Alleanza, ci impegniamo molto per riportare l'attenzione su tutto l'arco di crisi, ci deve essere un equilibrio nel modo in cui la Nato risponde ed in questo il nuovo segretario generale Jens Stoltenberg ci ha molto rassicurato".

Ciò premesso, Zappia parla del ruolo di Ankara, pilastro dell'Alleanza, nella lotta contro lo Stato islamico e per la stabilizzazione della regione, impegni su cui, chiarisce, "non esiste un ruolo per la Nato come organizzazione in sè, anche se tutti o quasi i suoi membri partecipano alla coalizione, mentre può svolgere certamente un ruolo di stabilizzazione dell'area, per esempio attraverso misure di defence capacity building".

"La Turchia è lì, in Siria ha dato un ottimo segnale, concedendo ai peshmerga curdi la possibilità di raggiungere i propri confratelli per difendere Kobane, che è diventata una sorta di simbolo, anche se non è l'unico posto dove questo sta avvenendo". La Turchia, sottolinea l'ambasciatrice, è "in prima linea, è esposta all'emergenza dell'Is, ma dall'altro lato ha sempre avuto una posizione ben delineata rispetto al conflitto siriano, per cui la lotta contro lo Stato islamico non può prevalere sull'obiettivo della caduta del regime di Bashar al Assad". Ankara, prosegue, "è un alleato fondamentale che sta nella nostra stessa regione, che vive molto da vicino le conseguenze della situazione in Medio Oriente e del sud del Mediterraneo, vede come noi l'intrecciarsi di tutte queste sfide, dal terrorismo ai flussi migratori, ha una sensibilità molto simile alla nostra".

La rappresentante italiana alla Nato parla quindi della conclusione imminente della missione di combattimento in Afghanistan, che sarà sostituita dalla missione di addestramento "Resolute support", nell'ambito della quale l'Italia avrà un ruolo di primo piano. "Insieme a tedeschi ed americani siamo 'framework nation', vale a dire un Paese guida, con responsabilità sull'ovest, nella provincia di Herat, e nei prossimi giorni si definirà meglio il nostro impegno". L'Alleanza, sottolinea, "lascia un Paese che è completamente diverso da quello che abbiamo trovato, c'è una dirigenza politica che lascia sperare, certo, il problema della sicurezza non è risolto, ma i progressi della società civile sono tali che voglio credere e sperare che non ci ritroveremo in uno scenario iracheno", come qualcuno paventa, e in questo "'l'idea di inclusività del governo è fondamentale".

Infine, l'ambasciatrice parla del suo essere la prima rappresentante italiana alla Nato, un mondo tradizionalmente maschile, dove sono donne solo due colleghe, quella islandese e quella olandese. "Credo che la mia nomina sia stata un segnale importante dato dal governo italiano - dice - ha un significato nel voler affermare una pari opportunità anche in questo settore che è maschile e resta maschile, il mio staff a Bruxelles è prevalentemente composto di uomini, in gran parte militari, ma posso dire di essere stata accolta con grandissima apertura, senza pregiudizi e con grande professionalità".

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