cerca CERCA
Venerdì 29 Marzo 2024
Aggiornato: 10:14
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Terrorismo: Napoleoni, l'Isis è uno Stato vero e proprio, serve realpolitik

17 novembre 2014 | 18.21
LETTURA: 5 minuti

Intervista con l'economista, esperta di terrorismo, che nel Califfato vede un modello molto più pragmatico, moderno e pericoloso rispetto alla "vecchia" Al Quaeda

Infophoto - INFOPHOTO
Infophoto - INFOPHOTO

"Un salto di qualità enorme, quello compiuto nella transizione da Al Qaeda all'Isis: la prima era un'organizzazione armata con una visione un po' arcaica del mondo, che non aveva nulla a che fare con la vita moderna e che era guidata da un manipolo di leader che pensavano di tornare allo stile di vita del VII secolo. Invece l'Isis è uno Stato e i suoi uomini sono riusciti nella transizione che tutte le organizzazioni armate vogliono fare e che nessuna riesce mai a compiere: diventare un vero Stato e controllare un territorio grande, più grande del Regno Unito i cui confini vanno da fuori Aleppo, quasi sul mar Mediterraneo, fino a poco fuori Baghdad". Lo dice a Labitalia Loretta Napoleoni, economista tra i massimi esperti mondiali di terrorismo, autrice di un libro che sarà in vendita da mercoledì, dal titolo "Isis, lo Stato del terrore, chi sono e cosa vogliono le milizie islamiche che minacciano il mondo" (Feltrinelli ed., 13 euro).

"E' chiaro - aggiunge Napoleoni - che quello dello Stato dell'Isis è un territorio compatto, dove non ci sono confini tradizionali, ma si tratta del territorio che loro controllano. Ed è molto grande".

In più, sottolinea l'esperta, "gli uomini dell'Isis lo gestiscono con una modernità e un pragmatismo che nessuna organizzazione armata ha mai avuto: fanno joint venture con i capi tribù locali per gestire le risorse, con un modello che ricorda quello delle partecipazioni statali: loro non fanno nulla ma percepiscono una parte dei profitti. Dal punto di vista della comunicazione, poi, sono bravissimi perché capiscono bene la psicologia del gruppo a cui si rivolgono e gestiscono tecnologie avanzate".

Nell'Isis, sicuramente, afferma Napoleoni, "c'è una grandissima presenza straniera di gente che viene dall'Occidente, molto molto preparata anche in tema di pubblica amministrazione a livello manageriale". Due sono i settori attivi: "In quello militare - spiega l'economista - si usano armi super moderne (le cui tecniche forse sono state portate da ex militari iraqeni e siriani). Poi c'è la pubblica amministrazione, che è un settore a se' stante, completamente separato. Una cosa importantissima nella gestione dello Stato e che segna un salto enorme anche rispetto all'Olp".

Le adesioni all'Isis "sono in aumento", osserva Napoleoni, "anche grazie alla presenza degli occidentali in questo conflitto". "All'Isis questa cosa ha fatto gioco e mi spingo a pensare - ipotizza - che anche le decapitazioni via web siano fatte apposta per costringere l'Occidente a intervenire militarmente. Questo infatti permetterebbe all'Isis di fare ancora più presa su quei giovani che sono non ancora radicalizzati ma che non ce la fanno più a vivere in società represse o che vivono all'estero dove si sentono discriminati".

Quando al-Baghdadi dice 'non ci fermeremo fino alla conquista di Roma', per Napoleoni "bisogna interpretare queste affermazioni anche all'interno di un certo simbolismo": "Il concetto di 'Roma' è un concetto del potere, non significa la città di Roma, ma il messaggio va inteso nel senso che 'non ci fermeremo finché non avremo conquistato il potere in Medio Oriente'".

Un potere che ancora certo non è totale ma è già rilevante dal punto di vista economico. "L'Isis non ha tanti soldi come hanno avuto altri gruppi terroristici - dice Napoleoni - ma ha il controllo e la gestione del territorio. E la ricchezza dell'Isis va calcolata come il Pil di una nazione".

"Quando si dice che hanno due milioni di dollari al giorno dal contrabbando del petrolio, non è del tutto corretto: questi 2 milioni di dollari sono in joint venture con chi fa il contrabbando. L'Isis prende solo una percentuale, ma è vero anche che questi soldi vengono spesi all'interno dello Stato. Insomma controllano l'intera economia di una regione più grande del Regno Unito", ribadisce l'economista.

La conclusione del ragionamento è che "se l'Isis è uno Stato bisogna trovare il modo di capire cosa vogliono fare perché ancora non è chiaro e poi bisogna contenerlo, usando anche l'arma diplomatica". "Non dico che bisogna riconoscere l'Isis come uno Stato o parlare direttamente con loro, ma almeno con chi gli è vicino come i capi sunniti perché noi abbiamo bisogno di tornare a una realpolitik. Gli uomini 'neri' agiscono in una modernità che noi quasi non conosciamo, in un sistema multipolare dove hanno messo l'uno contro l'altro e si sono conquistati il loro spazio. Non si può più ragionare coi vecchi schemi", conclude.

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza