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Usa: dirigente Uber, spiamo i giornalisti che ci criticano

18 novembre 2014 | 18.44
LETTURA: 3 minuti

Il Senior Vice President, Emil Michael, voleva investire un milione di dollari per controllare tutti quelli che avrebbero scritto recensioni negative. Idea nata dopo che una reporter ha cancellato l'App per un'apparente collaborazione della società di ridesharing con un servizio di escort in Francia

(Infophoto)
(Infophoto)

Investire un milione di dollari per creare un team con il compito di spiare i giornalisti che criticano Uber. Era questa l'idea di Emil Michael, Senior Vice President della società specializzata nel ridesharing, servizio che mette in contatto attraverso una App passeggeri e autisti, facendo concorrenza ai taxi.

Più che un'idea, una gaffe. E infatti, riporta l''Indipendent', il dirigente si è dovuto scusare in fretta. Secondo quanto svelato lunedì da 'BuzzFeed News', scavare nella vita dei giornalisti era la soluzione di cui Emil Michael aveva (stra)parlato durante una cena a New York. Soluzione nata dopo che, sul sito di tecnologia 'PandoDaily', la reporter e fondatrice Sarah Lacy ha accusato Uber di "sessismo e misoginia".

La giornalista ha raccontato di aver cancellato l'App dopo aver scoperto che la compagnia avrebbe collaborato con quello che sembrava un servizio di escort di Lione, in Francia, offrendo ai clienti un giro gratis di 20 minuti con "ragazze supersexy" al volante, provenienti da una presunta agenzia online di modelle, chiamata Avions de Chasse.

Attacco a una reporter che ha accusato l'App di sessismo e misoginia

L''incidente diplomatico' è venuto fuori a una cena organizzata venerdì al 'Waverly Inn' di Manhattan, New York, alla quale hanno partecipato molte personalità, tra cui Edward Norton e Arianna Huffington, ma anche un editor di 'BuzzFeed News', che ha poi svelato la storia.

Una storia nella quale Emil Michael, raccontando la vicenda dell'articolo di Sarah Lacy, avrebbe detto che la giornalista si sarebbe dovuta ritenere "personalmente responsabile" per ogni donna che avesse cancellato l'App di Uber e poi fosse stata violentata da un tassista.

Una gaffe nella gaffe. E così, dopo aver raccontato l'idea della 'task force' dedicata ai giornalisti iscritti al servizio, per indagare sulla loro vita privata e portare alla luce vicende che ne avrebbero danneggiato la reputazione, minandone la credibilità, sono arrivate le scuse via Twitter alla diretta interessata.

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