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Gb, Cameron annuncia stretta sul Welfare per gli immigrati Ue. Gli italiani a Londra: "E' un dramma"

28 novembre 2014 | 16.59
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In un discorso pronunciato in una fabbrica del West Midlands ha invitato anche gli altri leader ad accogliere le proposte: rimpatrio per chi è disoccupato da oltre sei mesi, nessuna garanzia né vantaggio fiscale per i primi quattro anni di residenza. Marisa Pompei, presidente del patronato Inca-Cgil di Londra: "Tagli preoccupanti in un quadro economico di recessione"

David Cameron (Xinhua)
David Cameron (Xinhua)

Londra vuole vedere diminuire il peso della immigrazione da paesi della Ue in Gran Bretagna, introducendo misure che le permettano di non garantire il welfare ai cittadini di altri Paesi europei per i primi 4 anni di residenza e di rimpatriare chi è disoccupato da oltre sei mesi. E' quanto ha annunciato David Cameron, in un atteso discorso pronunciato in una fabbrica del West Midlands, in cui ha chiesto agli altri leader europei di accogliere le "ragionevoli" proposte che saranno una priorità nei futuri negoziati sulla permanenza della Gran Bretagna nella Ue.

"Noi ci meritiamo di essere e dobbiamo essere ascoltati - ha detto premier britannico - questa è una questione che interessa il popolo britannico e il nostro futuro nella Ue. Il popolo britannico non comprenderebbe, e francamente neanche io comprenderei, se non si potesse trovare un modo adeguato per risolvere la questione, cosa che aiuterebbe a fissare un posto per il nostro paese nella Ue una volta per tutte".

Cameron ha poi aggiunto di essere consapevole del fatto che, perché le sue proposte vengano recepite da tutta l'Unione sarebbero necessari dei cambiamenti degli attuali trattati, sottolineando però che "non esclude nulla" nel caso che le sue richieste non vengano accolte, un modo per suggerire l'ipotesi dell'uscita dalla Ue. Cameron ha comunque assicurato che, se Bruxelles rimarrà "sorda" alle richieste, sarà pronto a far adottare le misure solo alla Gran Bretagna una volta che - ha ricordato nel suo discorso - il governo tories sarà stato confermato dalle elezioni del prossimo maggio.

Cameron nel suo discorso, iniziato ricordando quanto la Gran Bretagna abbia beneficiato di un'immigrazione che l'ha resa "multirazziale", ha affermato però che il numero di ingressi dagli altri Paesi della Ue, il più alto mai registrato in periodi di pace, stia diventando insostenibile per l'amministrazione dei servizi pubblici. La preoccupazioni dei britannici per il numero di cittadini europei immigrati nell'ultimo decennio non è "irragionevole e strana", ha detto ancora il premier conservatore affermando che le sue proposte sono tese a "un sistema più severo di welfare" per gli immigrati dai paesi Ue.

Le misure presentate - Il pacchetto di misure presentato prevede che i cittadini europei che lavorano in Gran Bretagna non possano godere degli sgravi fiscali previsti dal sistema di welfare né fare domanda per l'edilizia popolare nei primi quattro anni di residenza. Inoltre sarà impedito di chiedere sgravi fiscali o assegni familiari per figli che non risiedono nel paese, misura accompagnata restrizioni delle norme sui ricongiungimenti familiari.

La preoccupazione degli italiani in Gran Bretagna - "Un dramma per tutti, per la Gran Bretagna, per gli immigrati e per le persone che credono in una società più equa", commenta Marisa Pompei, presidente del patronato Inca-Cgil di Londra. "I tagli al welfare sono sempre preoccupanti, soprattutto quando si inseriscono in un quadro economico di recessione - sottolinea - Il governo conservatore britannico non ha fatto altro che dare seguito alle promesse della campagna elettorale che prevedevano un taglio pesante alle prestazioni a sostegno del reddito e della disoccupazione".

Ma, continua Pompei, "fin qui nulla di nuovo: la vera novità è l'inasprimento delle regole, che in alcuni casi determinano vera e propria esclusione, per l'accesso a molti benefit che toccano tutti i lavoratori emigranti, quindi non solo italiani, che provengono dai Paesi della comunità europea". E questo, secondo la presidente dell'Inca-Cgil, "è fra l'altro in netto contrasto con quanto prevedono i regolamenti europei di sicurezza sociale che garantiscono il diritto alla libera circolazione d lavoratori che, con le nuove riforme, viene di fatto cancellata".

"Questo giro di vite, che non era stato anticipato durante la campagna elettorale, è il risultato diretto dei consensi ottenuti dall'Ukip (il partito euroscettico di Nigel Farage, ndr) che, come è risaputo, imputa all'immigrazione ed all'Europa in generale la colpa di qualsiasi contraccolpo economico, di perdita di identità nazionale e via delirando. Cameron - conclude Pompei - con le suo riforme ha affondato il piede sull'acceleratore per non perdere ulteriori consensi a destra a favore dello Ukip. E' un dramma per tutti: per il Paese, per gli immigrati e per le persone che credono in una società più equa".

Come funziona il welfare per gli immigrati Ue - Welfare, sussidi, benefici: ognuno dei 28 Paesi dell'Unione Europea prevede per gli immigrati Ue che si trovano sul proprio territorio una serie di regole che permettono loro di accedere ai servizi a sfondo sociali. Variano da Stato a Stato, ma ci sono regole che sono stabilite dal diritto comunitario e valgono per tutti.

- Permanenza in un Paese Ue. I cittadini Ue possono rimanere in uno Stato per tre mesi; se vogliono stare più a lungo devono avere un lavoro o essere attivamente impegnati nella ricerca di un lavoro e avere una concreta possibilità di essere assunti. Oppure dimostrare di avere abbastanza soldi per non pesare sul servizio pubblico. Se viene provato un abuso delle norme o una frode, la persona viene espulsa.

- Test di residenza in un Paese Ue. Anche con un permesso di soggiorno, i benefici non sono automatici. Il cittadino di un Paese Ue deve superare il cosiddetto 'test di residenza abituale' ai sensi del diritto comunitario, che comprende la durata del soggiorno, l'eventuale attività svolta, una fonte di reddito, se si tratta di studenti, lo stato di famiglia e la situazione abitativa.

- Sussidio per disoccupati nel Regno Unito . Nel Regno Unito, quando un disoccupato 'supera' il test di residenza può chiedere un sussidio fino a 90 euro a settimana per persona (143 euro per una coppia).

- Indennità di alloggio nel Regno Unito . Un cittadino Ue che lavora nel Regno Unito, o anche un lavoratore autonomo, che supera il test può richiedere l'indennità di alloggio e alcuni benefici fiscali. Gli importi variano a seconda dell'autorità locale. Il Regno Unito richiede inoltre un test aggiuntivo per il 'diritto di soggiorno' come prova ulteriore da aggiungere a quello dell'Ue. Per la Commissione europea, però, i lavoratori migranti Ue che hanno pagato le tasse in Gran Bretagna non dovrebbero essere sottoposti alla prova ulteriore. Per questo il Regno Unito è stato portato davanti alla Corte di giustizia europea.

- Prestazioni per i lavoratori in Ue. I cittadini Ue che lavorano o che sono lavoratori autonomi in uno Stato dell'Unione hanno diritto alle stesse prestazioni dei cittadini del Paese che li ospitano. I diritti si estendono anche ai loro familiari. Tuttavia, l'accesso a determinate prestazioni può dipendere dal tempo nel quale il lavoratore ha pagato i contributi previdenziali per coprire malattia, disoccupazione, maternità o paternità, invalidità o infortuni sul lavoro.

- Prestazioni per i disoccupati in Ue. I cittadini Ue che si trovano in un Paese diverso dal proprio e sono senza lavoro non hanno diritto alla stessa varietà di vantaggi se ricevono già sussidi.

- Spesa per il welfare nel Regno Unito. La spesa sociale per abitante del Regno Unito, secondo i dati Eurostat 2010, era quasi 8.000 euro; in Francia e in Germania quasi 9.000; in Danimarca e nei Paesi Bassi sopra i 10.000. All'estremità opposta si colloca la spesa di Bulgaria e Romania, sotto ai 2.000 euro per ogni migrante Ue.

- Spesa per il welfare in Germania. In Germania, c'è un sistema di welfare a due livelli: in parte su base contributiva, in parte non contributiva. Un migrante Ue senza lavoro in Germania otterrebbe fino al 70% dello stipendio corrente nel primo anno di disoccupazione.

- Spesa per il welfare in Ue. In Gran Bretagna gran parte della spesa per il welfare è finanziata dallo Stato, più di quanto avviene in Polonia, Francia, Germania e Paesi Bassi, dove è finanziata più da contributi individuali e dal datore di lavoro. In altri Paesi, tra cui Irlanda, Svezia e Danimarca, la quota di finanziamento statale è superiore a quella del Regno Unito.

- La sanità in Ue. In base al diritto comunitario, un cittadino Ue che si trova per un periodo breve in un Paese può ricevere assistenza di base e di emergenza, garantita dall'European Health Insurance Card (EHIC). Lo Stato che lo ha curato ha poi la responsabilità di ottenere il rimborso dei costi di trattamento dal servizio sanitario dello Stato del paziente.

- La sanità nel Regno Unito. Nel Regno Unito c'è un servizio sanitario gratuito, finanziato dai contribuenti. Non è l'unico Stato membro dell'Ue ad averlo, anche i Paesi scandinavi hanno modelli simili. La maggior parte dei Paesi dell'Ue finanzia l'assistenza sanitaria con un'assicurazione medica.

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