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Cuba: Gop minaccia, bloccheremo fondi per aprire ambasciata Usa

18 dicembre 2014 | 15.24
LETTURA: 3 minuti

I leader del Gop pronti a dichiarare guerra al Congresso contro la storica decisione di Obama di normalizzare i rapporti con Cuba. Ma le lobby del business fanno pressione perchè appoggino la linea del presidente, la fine dell'embargo apre opportunità di mercato.

Marco Rubio, senatore repubblicano di origine cubana (Foto Infophoto)
Marco Rubio, senatore repubblicano di origine cubana (Foto Infophoto)

"Questo Congresso non revocherà l'embargo, intendo usare ogni mezzo a mia disposizione per bloccare il maggior numero dei cambiamenti". E' stata simbolicamente affidata a Marco Rubio, il figlio di immigranti cubani eletto senatore in Florida e considerato uno dei possibili candidati Gop alla Casa Bianca, la dichiarazione di guerra dei repubblicani la storica svolta annunciata ieri da Barack Obama per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche con Cuba.

Una guerra che il Congresso, che dal prossimo gennaio sarà completamente controllato dal Gop, intende avviare da subito, come ha annunciato Lindsey Grahm, che nel nuovo Senato sarà alla guida della commissione che ratifica gli stanziamenti per il dipartimento di Stato: "farò tutto quello che è in mio potere per bloccare l'uso dei fondi per aprire un'ambasciata a Cuba. La normalizzazione dei rapporti è un'idea sbagliata in un momento sbagliato".

"Le relazioni con il regime di Castro non devono essere rivedute, tando meno normalizzate fino a quando il popolo cubano non sarà libero", gli ha fatto eco John Boehner, Speaker della Camera. Ma nel lanciarsi in questa guerra ideologica contro la svolta di Obama, i repubblicani però rischiano di trovarsi in difficoltà con dei loro importanti alleati, le grandi lobby del business che, per quanto per interessi politici più vicine ai repubblicani, su questo sostengono il presidente democratico nella necessità di aprire il dialogo, ed opportunità di mercato, con Cuba.

Obama può 'svuotare' embargo anche se Congresso non lo revoca

Thomas Donohue, presidente della Camera del Commercio degli Stati Uniti, infatti ritiene che le azioni di Obama, che ha sollevato una serie di restrizioni sui commerci ed i viaggi, permetterà "il fiorire di opportunità per la libera imprenditoria". In effetti, il presidente ha sua disposizione poteri esecutivi consistenti per rendere di fatto le restrizioni imposte dall'embargo prive di significato, anche se per una sua revoca formale sarà necessario il voto del Congresso.

Quello che comunemente viene chiamato l'embargo, il bloqueo in spagnolo, in effetti è un complesso di sanzioni - i cui termini sono dettati da sei diverse leggi dal Trading with the Enemy Act of del 1917 al Trade Sanctions Reform and Export Enhancement Act of 2000 - che sono state varate, e periodicamente rinforzate dal Congresso, a partire da John Kennedy nel 1962.

Secondo gli esperti le sei leggi "sono scritte in modo da permettere grande libertà di manovra con i poteri esecutivi, dando al presidente molto discrezionalità che sembra intenzionato ad usare", come ha detto John Kavulich, consigliere dell'U.S.-Cuba Trade and Economic Council.

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