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Francia: da Rushdie a Theo van Gogh a vignettista danese, vittime fanatici/Adnkronos

07 gennaio 2015 | 17.16
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Era il 1989 quando l'Occidente scoprì in maniera violenta e clamorosa, vista la rilevanza dei protagonisti, l'inconciliabilità tra la libertà di espressione e i dettami più rigidi dell'Islam radicale. L'anno precedente lo scrittore britannico di origine indiana Salman Rushdie, all'epoca già una star affermata della narrativa internazionale, aveva pubblicato il romanzo 'I versetti satanici'. Nel libro si faceva allusivamente riferimento alla figura del profeta Maometto.

Fu per questo che a febbraio l'yatollah Khomeini emanò una fatwa nella quale condannava a morte Rushdie, colpevole, a giudizio della massima autorità iraniana, di bestemmia. Lo scrittore fu costretto per anni a vivere in località segrete sotto la protezione della polizia britannica. Nel 1991, fu accoltellato a morte da uno sconosciuto il traduttore giapponese dell'opera, Hitoshi Igarashi. Nello stesso anno, fu ferito anche il traduttore italiano, Ettore Capriolo, mentre nel 1993 fu la volta dell'editore norvegese del libro.

Dopo la morte di Khomeini, la fatwa fu confermata nel 2005 dall'ayatollah Ali Khamenei, ma lo stesso Rushdie ammise che la condanna a morte aveva ormai un valore più retorico che reale. Anche se, nel 2012, lo scrittore fu costretto a rinunciare alla partecipazione al festival internazionale di letteratura di Jaipur, in India, durante la quale avrebbe dovuto leggere alcuni passaggi de 'I versetti satanici', a causa delle minacce ricevute da alcuni estremisti islamici.

Il regista olandese assassinato nel 2004 a causa del suo 'Submission'

La mannaia dell'intolleranza religiosa si abbatté violentemente su Theo van Gogh, il regista olandese assassinato ad Amsterdam il 2 novembre del 2004. Contro l'autore di 'Submission', un cortometraggio nel quale tra l'altro compaiono dei versi di una sura del Corano scritti sulla schiena della protagonista, era stata lanciata una fatwa. L'assassino, Mohammed Bouyeri, in possesso della doppia cittadinanza olandese e marocchina, intercettò van Gogh nel centro di Amsterdam, esplodendo contro di lui otto colpi di pistola.

Bouyeri tagliò anche la gola del regista e gli piantò nella pancia due coltelli, in uno dei quali era conficcato un documento contenente minacce ai governi occidentali, agli ebrei e ad Ayaan Hirsi Ali, deputata di origini somale ed autrice del film insieme a van Gogh. Da allora la donna si è rifugiata negli Stati Uniti. Il film fu ritirato e anche il produttore, Gijs van Vesterlaken, subì gravi minacce. Bouyeri nel corso del processo che lo condannò all'ergastolo dichiarò di non essere affatto pentito del suo gesto.

L'anno successivo, il 2005, esplose il caso delle caricature di Maometto pubblicate sul quotidiano danese Jyllands-Posten (e successivamente sul giornale norvegese Magazinet). In una delle vignette, il profeta dell'Islam era raffigurato con una bomba al posto del turbante. Ne seguirono una serie di proteste ufficiali e di violente manifestazioni di piazza in molti Paesi del vasto universo arabo ed islamico, dall'Africa, al Medio oriente, all'Afghanistan, all'Indonesia. Tra le reazioni più violente, quelle che in Nigeria provocarono circa 130 morti.

Il caso delle vignette danesi che fece esplodere proteste in tutto il mondo islamico

Il premier norvegese Anders Fogh Rasmussen all'inizio del 2006 raggiunse un accordo con la Lega Araba per la distribuzione di una lettera che era sostanzialmente di scuse e che, pur difendendo il principio della libertà di espressione, stigmatizzava la "demonizzazione" di alcuni gruppi in base all'appartenenza religiosa ed etnica. Il 30 gennaio giunsero le scuse anche del direttore del Jyllands-Posten.

L'8 febbraio, una provocazione dell'allora ministro leghista Roberto Calderoli legata alle vignette incriminate, portò ad una violenta protesta in Libia e ad un attacco al consolato italiano di Bengasi, nel quale morirono 11 manifestanti. Sempre nel 2006, numerosi quotidiani europei, anche italiani, e vari giornali, tra cui il settimanale satirico francese Charlie Hebdo pubblicarono tutte o alcune delle vignette, a difesa della libertà di espressione e di stampa.

Kurt Westergaard, il disegnatore danese autore della vignetta più controversa, quella che raffigurava Maometto con una bomba al posto del turbante, ha ricevuto numerose minacce di morte e subito vari tentativi di assassinio. Dai giorni della pubblicazione delle vignette vive sotto costante protezione della polizia. Oggi, infine, il drammatico attacco alla redazione di Charlie Hebdo, con il suo bilancio ancora paziale di 12 morti. La matrice non è ancora chiara, anche se alcune ricostruzioni indicano che gli assalitori avrebbero urlato "Allah Akbar!" e "Abbiamo vendicato il profeta Maometto!".

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