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Sì al riconoscimento della Palestina, la Camera approva due distinte mozioni Pd e Ap-Sc

27 febbraio 2015 | 09.53
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Due dispositivi diversi contro i quali ha puntato il dito il M5S. Di Stefano: “O siete dissociati o in malafede”. Gentiloni: "Governo favorevole". E ha sottolineato: "La soluzione della crisi israelo-palestinese è quella dei due stati"

(Xinhua)
(Xinhua)

"Il governo valuta positivamente l'impulso parlamentare per promuovere il riconoscimento dello Stato palestinese" e "tutti gli sforzi per riprendere il dialogo tra le parti". Il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, è intervenuto così alla Camera sulla politica estera del governo, sottolineando che la soluzione della crisi israelo-palestinese è quella dei "due stati".

Il governo ha dato parere favorevole alle mozioni sul riconoscimento della Palestina targate Pd e Ap-Sc e la Camera le ha approvate. Due dispositivi diversi contro i quali ha puntato il dito il M5S, ritenendoli una sorta di 'contorsione' dell'alleanza di governo per evitare scivoloni. Una tattica, quella adottata da Pd-Sc-Ap, molto criticata anche da Stefano Fassina e Pippo Civati.

Il testo della mozione presentata da Speranza, Locatelli e Marazziti, che ha ottenuto il parere favorevole del governo (approvato con 300 voti a favore e 45 contrari), impegna il governo "a sostenere in ogni sede l'obiettivo della costituzione dello Stato palestinese che conviva in pace, sicurezza e prosperità, accanto allo Stato di Israele sulla base del reciproco riconoscimento e con la piena assunzione del reciproco impegno a garantire ai cittadini di vivere in sicurezza al riparo da ogni violenza e da atti di terrorismo".

La mozione impegna inoltre il governo a "promuovere il riconoscimento della Palestina quale Stato democratico e sovrano entro i confini del 1967 e con Gerusalemme quale capitale condivisa, tenendo pienamente in considerazione le preoccupazioni e gli interessi legittimi dello Stato di Israele".

Il testo di Ap-Sc (anch'esso appoggiato dal parere favorevole del governo e approvato con 237 sì, 84 no e 64 astenuti) impegna il governo "a sostenere sia in sede bilaterale che multilaterale, di concerto con i partner europei, la tempestiva ripresa del negoziato diretto fra israeliani e palestinesi come via maestra per la realizzazione degli accordi di Oslo". La mozione impegna inoltre il governo "a promuovere il raggiungimento di un'intesa politica tra Al-Fatah e Hamas che, attraverso il riconoscimento dello Stato d'Israele e l'abbandono della violenza, determini le condizioni per il riconoscimento di uno Stato palestinese".

"Accogliamo positivamente la scelta del Parlamento italiano di non riconoscere lo Stato palestinese e di aver preferito sostenere il negoziato diretto fra Israele e i palestinesi, sulla base del principio dei due Stati, come giusta via per conseguire la pace", commenta l'ambasciata israeliana in un comunicato diffuso dopo il voto alla Camera.

La discrepanza tra le due mozioni e il fatto che le forze di maggioranza non abbiano sottoscritto e votato una mozione unitaria sul riconoscimento dello Stato della Palestina, sono stati oggetto delle critiche dei cinquestelle.

"O siete dissociati o in malafede - ha attaccato Manlio Di Stefano - il ministro degli Esteri ha dato parere favorevole sia al documento del Pd, sia a quello del Ncd. Da una parte dite 'a promuovere il riconoscimento della Palestina' e dall'altra parte fate un capolavoro di presa in giro per il popolo, perché la mozione Ncd recita 'promuovere il raggiungimento di un'intesa politica tra Al Fatah e Hamas, come strada maestra...'. Ma di cosa parlate? Qui noi oggi dobbiamo semplicemente riconoscere un diritto a chi lo aspetta da 50 anni. Basta con le prese in giro".

Intervento di Gentiloni alla Camera - Intervenendo in Aula il ministro Gentiloni si è soffermato anche sulla vicenda dei due marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, che "evoca il nostro interesse nazionale" ed è una "ferita aperta" ha detto il ministro, sottolineando che "il governo sta lavorando senza troppo clamore, ma con le premesse per avviare finalmente a soluzione questa crisi".

Poi, in riferimento alla minaccia del terrorismo internazionale, Gentiloni ha assicurato che "l'Italia farà di tutto per difendere la propria sicurezza e lo farà contrastando questa barbarie con unità".

Quanto alla Libia, nell'ambito delle iniziative Onu, "l'Italia è pronta a fare la sua parte" ha detto il ministro degli Esteri.

Gentiloni in Aula ha parlato anche di immigrazione ed ha ricordato che nell'ambito della missione Triton i mezzi navali italiani "continuano nell'attività di soccorso in mare delle vittime delle migrazioni clandestine organizzate dalla criminalità". "Non ci stiamo voltando dall'altra parte", ha aggiunto il ministro, sottolineando che per fronteggiare il fenomeno l'Italia "chiede di più all'Unione europea".

Quindi la questione Ucraina. Per la soluzione della crisi "non abbiamo bisogno di parole forti nei confronti della Russia", ma "abbiamo bisogno di fermezza da una parte e di ricerca costante del dialogo dall'altra parte" ha affermato intervenendo alla Camera. "Sarà questo - ha aggiunto - il messaggio che il presidente del Consiglio nei prossimi giorni manderà nella sua imminente visita a Kiev e a Mosca".

Riguardo ad Atene, "l'Italia non può accettare neanche l'idea che un grande Paese come la Grecia possa chiamarsi fuori dall'Unione europea" ha scandito Gentiloni.

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