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Iran: Gentiloni vola a Teheran, vede Rohani e Zarif/Aki

27 febbraio 2015 | 18.32
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Prende il via in serata il viaggio in Iran del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che tra domani e domenica avrà una serie di colloqui a Teheran con le autorità locali, tra le quali il presidente Hassan Rohani, l'omologo Mohammad Javad Zarif, il presidente del parlamento Ali Ardashir Larijiani e l'ex presidente Ali Akbar Hashemi Rafsanjani. Tutti di stretta attualità i temi in agenda, dalla minaccia dello Stato islamico (Is) ai negoziati internazionali sul controverso programma nucleare di Teheran, senza dimenticare i rapporti bilaterali e le loro potenzialità.

E' la seconda volta in poco più di un anno che un ministro italiano degli Esteri visita la Repubblica Islamica. A dicembre 2013 era stata l'allora capo della Farnesina Emma Bonino a volare a Teheran, il primo ministro degli Esteri italiano a farlo da 10 anni, complici le aperture dimostrate dal presidente Hassan Rohani, insediatosi ad agosto 2013. Le autorità iraniane sono coscienti ed apprezzano il ruolo di apripista svolto nei loro confronti dall'Italia.

Come nel 2013, anche in occasione della visita di Gentiloni la necessità di fermare la guerra in Siria è un tema caldo dei colloqui, con Teheran che resta tra i pochi sostenitori del regime di Bashar al-Assad. Ma questa volta la situazione è resa più complessa dai successi dei jihadisti dell'Is, che hanno proclamato il califfato tra Iraq e Siria, sono approdati in altri paesi musulmani, primo tra tutti la Libia, e minacciano tanto gli altri Stati della regione quanto l'Occidente.

L'Iran non ha aderito alla coalizione internazionale guidata dagli Usa e impegnata in raid aerei contro l'Is in Siria e Iraq. E continua a ricorrere a una retorica antiamericana sulla questione della lotta al terrorismo, accusando l'amministrazione di Barack Obama di "avere le mani sporche di sangue", come ha detto più volte la Guida Suprema Ali Khamenei. Ma l'impegno di Teheran contro l'Is è costante, alla luce della minaccia che incombe ormai sui suoi confini.

E' da tempo confermato che i Guardiani della Rivoluzione addestrano militari e milizie sciite in Iraq, mentre non mancano testimonianze e video su una partecipazione degli iraniani ad alcune operazioni militari sul terreno. Forte, ma anche più problematica, la presenza iraniana in Siria, dove il 'nemico' di Teheran non sono solo i jihadisti, ma anche i ribelli appoggiati dall'Occidente, che gli Usa stanno per cominciare ad addestrare ed equipaggiare in Turchia. In nome del principio per cui tutti gli attori della regione dovrebbero essere chiamati ad assumere le proprie responsabilità nella soluzione della crisi siriana, da parte italiana si è sottolineata più volte la volontà di includere l'Iran in tale approccio.

Altro tema caldo è il programma nucleare iraniano, con Teheran e il gruppo 5+1 (membri permanenti del Consiglio di Sicurezza più la Germania) impegnati in questi mesi in un difficile negoziato per un accordo definitivo che abolisca le sanzioni internazionali in cambio di una rinuncia autentica e verificabile della Repubblica Islamica a costruire armi atomiche. La missione cade in una fase particolarmente delicata per i negoziati, proseguiti a Ginevra nei giorni scorsi e che riprenderanno lunedì 2 marzo. La conclusione dei colloqui, già rimandata lo scorso novembre, dovrà avvenire entro il 30 giugno.

Ancora numerosi i nodi da sciogliere, dalla durata di un'eventuale sospensione del programma nucleare alla possibilità per l'Iran di continuare ad arricchire uranio, alla modalità di annullamento delle sanzioni, che Teheran vorrebbe immediata e la comunità internazionale graduale. Ma nelle ultime settimane si registrano segnali positivi, come il recente appello del segretario di Stato Usa John Kerry a Israele a non boicottare un accordo.

La soluzione della questione nucleare avrebbe un grosso impatto economico anche sull'Italia, che proprio a causa delle sanzioni internazionali, a partire dal 2012 ha conosciuto un drastico calo dell'interscambio con il paese del Golfo. Nel 2011 gli scambi bilaterali hanno raggiunto il record di 7,1 miliardi di dollari, ma tra gennaio e novembre del 2014 hanno raggiunto 1,4 miliardi (dati ISTAT).

In ambito europeo, l'Italia resta il secondo fornitore dell'Iran dopo la Germania. Ma dal 2006 il nostro paese ha registrato una perdita di circa 15 miliardi di euro di esportazioni, secondo l'Ice. Il settore più colpito è stato quello della meccanica strumentale, che copre oltre la metà dell'export italiano verso l'Iran e che ha subito perdite per oltre 11 miliardi dall'inizio delle sanzioni. L'Ice calcola che nel triennio 2014-2016, salvo una svolta positiva dei negoziati sulle sanzioni, l'Italia possa esportare verso la Repubblica Islamica beni per circa tre miliardi di dollari, a fronte dei 19 che avrebbe potuto esportare in assenza di provvedimenti restrittivi.

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