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India: appello a Modi regista documentario stupro gruppo, trasmettetelo

04 marzo 2015 | 18.34
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La donna ha rivolto la richiesta al governo dopo un'intervista di uno degli aggressori in cui l'uomo non sembra minimamente sentirsi in colpa. Il documentario è diventato un caso in India. 'India's Daughter' dovrebbe essere proiettato domenica prossima e racconta la violenza subita nel 2012 dalla studentessa.

 (foto Xinhua)
(foto Xinhua)

" Chiedo al governo che tutti coloro che sono accusati di stupro siano impiccati". La richiesta arriva dalla madre della studentessa indiana di 23 anni che nel dicembre del 2012 è stata vittima di uno stupro di gruppo, morendo alcuni giorno dopo per le ferite riportate. Le sue parole arrivano dopo che uno degli uomini condannati per l'aggressione ha rilasciato un'intervista sostenendo che "una ragazza discreta non andrebbe in giro alle nove di sera. Una ragazza è molto più responsabile di uno stupro rispetto a un ragazzo". Mukesh Singh, autista dell'autobus su cui avvenne lo stupro, appare nel documentario della regista britannica Leslee Udwin, vietato in India, su quanto avvenuto quel giorno. L'uomo, condannato a morte dalla giustizia indiana, non sembra sentirsi minimamente in colpa per il gesto compiuto, anzi. La regista britannica ha intanto lanciato un appello al premier indiano, Narendra Modi, affinché intervenga sul divieto delle autorità locali di trasmettere il video a livello nazionale, cercando anche di evitare che venga mostrato bel resto del mondo.

La regista, il cui documentario 'India's Daughter' dovrebbe essere trasmesso a livello internazionale domenica prossima, ha chiesto a Modi "di affrontare" il fatto che il film voglia essere "messo a tacere" in India. "Possiamo vietare il film in India. Ma questo è un complotto internazionale per diffamare l'India. Vedremo come il film può essere fermato anche all'estero", ha affermato poco prima delle parole di Udwin il ministro per gli Affari parlamentari, M Venkaiah Naidu. Nel documentario, basato sul brutale stupro di gruppo di una studentessa 23enne, nel dicembre del 2012, morta alcuni giorni dopo per le ferite riportate, viene anche intervistato uno degli autori della violenza, adesso in carcere a Nuova Delhi, in attesa che la corte suprema esamini il ricorso contro la sua condanna a morte. Mukesh Singh lascia intendere che la vittima non sarebbe stata uccisa se non avesse lottato contro i suoi aggressori e sembra quasi incolparla di non essersi comportata come "una ragazza decorosa".

"L'India - ha detto la regista, vittima lei stessa di uno stupro - dovrebbe abbracciare questo film, non bloccarlo con un'isteria istintiva senza nemmeno vederlo. Era un'occasione per l'India per continuare a mostrare al mondo quanto è cambiata dal crimine efferato". Il divieto del film "è una mossa controproducente", ha precisato Leslee Udwin, invitando a vedere prima il film e poi a "trarre una conclusione". Da parte sua, il ministro dell'Interno indiano, Rajnath Singh, ha detto al parlamento che il governo deve garantire che a "nessuna condizione questo documentario sia trasmesso televisivamente e nessuno deve mostrarlo su supporti elettronici". Il governo, ha aggiunto, dovrebbe anche bloccarne la diffusione su qualsiasi altra piattaforma, come ad esempio portali web o sui social media. Singh ha poi ricordato che il governo indiano sta valutando i modi per fermarne la trasmissione in tutto il mondo.

Un avviso, ha spiegato, è stato mandato a Bbc Four, che domenica pubblicherà il film in Gran Bretagna. "Non consentiremo a nessuno di sfruttare questi episodi infelici per trarne profitto", ha aggiunto. Tuttavia, una portavoce della Bbc ha assicurato che 'India's Daughter' verrà trasmesso come previsto. "La Bbc - ha confermato - trasmetterà Storyville - India's Daughter, nel Regno Unito su Bbc Four. Il documentario ha il sostegno di un certo numero di altri emittenti, ma la Bbc è responsabile solo per la trasmissione del film nel Regno Unito". L'emittente britannica dovrebbe trasmettere il video anche in Danimarca, Svezia, Svizzera, Norvegia e Canada. Il film è stato definito dalla sua autrice "un appassionato appello per l'uguaglianza di genere", ricordando che per la sua realizzazione lei ha lasciato i suoi "bambini ed il comfort di casa per trascorrere due anni dedicati ad una causa fondamentale nell'interesse pubblico delle donne, non solo in India, ma in tutto il mondo".

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