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Usa: legge anti-gay in Indiana, protesta anche il mondo del business

27 marzo 2015 | 17.14
LETTURA: 3 minuti

Il "Religious Freedom Restoration Act" permetterà a commercianti e società di non servire i gay appellandosi a motivi religiosi. Contro la misura è arrivata la presa di posizione di importanti corporation, e la Camera di Commercio dello stato esprime preoccupazione per la legge. Critiche anche dal mondo dello sport.

(Foto Infophoto)
(Foto Infophoto)

All'indomani dalla firma della legge che apre le porte alla discriminazione dei gay in Indiana, continuano le proteste e le minacce di boicottaggio, non solo da parte delle associazioni Lgbt, ma anche dal mondo del business. Il "Religious Freedom Restoration Act" - che permetterà a negozianti e società di rifiutarsi di servire clienti gay appellandosi alle proprie convinzioni religiose, magari non vendendo una torta per un matrimonio gay, come è già successo in Oregon - viene considerato una violazione delle leggi basi del business, cioè mai alienarsi potenziali clienti, soprattutto se appartengono ad un gruppo socialmente, e politicamente, emergente come i gay.

E' per questo che gli organizzatori di GenCon, la più grande convention di videogiochi che lo scorso anno ha attirato 56mila persone e 50 milioni di dollari ad Indianapolis, hanno già minacciato di spostare altrove l'evento in risposta all'approvazione della legge discriminatoria. Non a caso il sindaco di Indianapolis, repubblicano come il governatore Mike Pence che ha firmato la legge, si era espresso contro la misura, definita controproducente.

E la prima corporation è passata dalle parole ai fatti: Marc Benioff, Ceo di Salesforce, ha cancellato ogni appuntamento della sua compagnia dell'high tech nello stato per evitare "che i nostri clienti o dipendenti possano rischiare di essere discriminati", come si legge su un Twitter.

Insieme ad altri sei top manager di compagnie dell'high tech dell'Indiana, Benioff aveva scritto la scorsa settimana una lettera al governatore chiedendogli di mettere il veto alla legge che viola la separazione tra stato e chiesa sancita dalla Costituzione Usa. Insomma c'e' ne abbastanza per allarmare la Camera del Commercio dell'Indiana: "secondo noi la legge è completamente non necessaria", hanno affermato in una nota, aggiungendo la preoccupazione per "l'attenzione non richiesta" che la legge provoca allo stato.

Preoccupazioni e critiche sono arrivate anche dal mondo dello sport e la National Collegiate Athletic Association ha detto che "valuterà le conseguenze della legge e come questa possa influenzare nostri futuri appuntamenti" nello stato.

Il governatore Pence, che ieri ha cercato di tenere la sordina sulla cerimonia di firma della controversa legge, ha difeso la sua scelta: "questa legge non ha niente a che vedere con la discriminazione, altrimenti avrei posto il veto". "Ho firmato la legge perché difendo la libertà di religione di ogni cittadino di ogni fede, molte persone di fede sentono che la loro libertà religiosa è sotto attacco per l'azione del governo federale" ha aggiunto il repubblicano.

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