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Russia: Artico nostra 'Mecca', tweet vice premier diventa caso diplomatico

21 aprile 2015 | 15.40
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Come risultato delle sanzioni per la crisi ucraina, è uno degli alti funzionari moscoviti finiti nella lista nera di Stati Uniti, Unione europea e Norvegia, Paese che ha firmato le sanzioni pur non facendo parte dell'Ue. "All'inizio di questa primavera - ha spiegato un portavoce del ministero degli Esteri norvegese - avevamo espresso chiaramente all'ambasciata russa a Oslo che quelle sulla lista erano persone non desiderate a Svalbard"

Una foto pubblicata dal vicepremier russo Dmitry Rogozin su Twitter
Una foto pubblicata dal vicepremier russo Dmitry Rogozin su Twitter

"L'Artico è la Mecca russa". Con questa affermazione, pubblicata su Twitter, il vice premier russo Dmitry Rogozin ha scatenato un incidente diplomatico con la Norvegia. Dopo un viaggio nell'Artico che lo ha visto sbarcare sul territorio norvegese, Oslo ha convocato l'ambasciatore russo a seguito delle fotografie postate sui social media in merito alla sua visita, tra cui la sosta alle Isole Svalbard, arcipelago del mare Glaciale Artico, mentre era in rotta verso un impianto russo vicino al Polo Nord. Sul suo account Twitter in inglese, il vice premier ha quindi scritto 'la frase della discordia'.

Come risultato delle sanzioni alla Russia per la crisi ucraina, Rogozin, alla guida della neo istituita commissione sullo sviluppo dell'Artico, è uno degli alti funzionari moscoviti finiti nella lista nera di Stati Uniti, Unione europea e Norvegia, Paese che ha aderito alle sanzioni pur non facendo parte dell'Ue. "All'inizio di questa primavera - ha spiegato da parte sua un portavoce del ministero degli Esteri norvegese - avevamo espresso chiaramente all'ambasciata russa a Oslo che quelle sulla lista erano persone non desiderate a Svalbard. E' quindi deplorevole che Rogozin sia stato a Svalbard".

Ma non si è fatta attendere la risposta, ritwittata dal vice premier, delle autorità russe, secondo cui la visita era consentita da un trattato russo del 1920 che permette ai suoi firmatari, Russia compresa, libero accesso all'arcipelago.

Il viaggio di Rogozin è avvenuto in un momento particolarmente delicato. All'inizio del mese, tutti e cinque i Paesi nordici - Islanda, Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia - hanno infatti deciso di ampliare i legami di difesa, contro quelle che ritengono essere crescenti minacce provenienti dalla Russia.

"I leader russi - hanno spiegato i ministri della Difesa dei cinque Paesi in un comunicato congiunto - hanno mostrato di essere pronti a fare un uso pratico ed efficace dei mezzi militari per raggiungere i loro obiettivi politici, anche quando questo comporta violare principi del diritto internazionale. C'è una crescente attività di intelligence e militare - si legge ancora - nei Paesi baltici e nelle nostre zone settentrionali. L'esercito russo ci sfida lungo i nostri confini e ci sono state diverse violazioni dei confini nei Baltici". 

Il vice premier, oltre ad avere visitato la miniera in concessione alla Russia di Barentsburg a Spitsbergen, appunto nell'arcipelago delle Svalbard, accompagnato dal ministro per lo sviluppo economico Aleksei Ulyukayev e dal ministro dell'ambiente Sergei Donskoi (non colpiti dalle sanzioni) al Polo Nord ha anche inaugurato un centro di ricerca russo. La sua frase sull'Artico "mecca della Russia" sottolinea l'importanza della zona per la geopolitica di Mosca.

Già nel 2012, Rogozin aveva ricordato l'importanza della regione per il suo Paese. L'anno scorso, inoltre, Mosca ha reclamato il diritto ad una vasta parte di territorio artico, sulla base di analisi condotte da geologi in Russia. Una richiesta del genere oltre a suscitare discussioni e polemiche potrebbe gettare ombra sulla riunione di questa settimana del Consiglio artico, forum internazionale cui prendono parte otto Paesi: Canada, Usa, Finlandia, Islanda, Russia, Norvegia, Groenlandia (Danimarca) e Svezia. Germania, Cina, India ed altri Stati hanno status di osservatori.

Al Consiglio artico, i Paesi lavorano insieme in diversi gruppi per valutare le principali sfide poste dai cambiamenti climatici e dei loro effetti sulle condizioni di vita nelle regioni intorno al Polo Nord. Verrà presieduto dal segretario di Stato americano John Kerry, ma il suo omologo russo non sarà presente.

L'Artico, ricco di risorse minerarie, è una zona di terra e di mare, in gran parte ricoperta di ghiaccio. L'area copre tra i 20 ed i 30 milioni di chilometri quadrati, a seconda di come vengono misurati, intorno al Polo Nord geografico e si ritiene che abbia il 30 per cento del gas naturale non sfruttato del mondo ed un settimo delle sue riserve di petrolio non ancora sfruttate.

La temperatura media dell'aria sopra l'Artico, come riferito dal Wwf, è aumentata di circa cinque gradi nel corso del ventesimo secolo e la banchisa si è ridotta di circa l'8 per cento negli ultimi 20 anni - del 14 per cento dal 1970. Con il cambiamento climatico in corso, sostengono gli scienziati, la regione rischia di restare quasi senza ghiaccio in estate entro due o tre decenni.

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