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Spagna: amministrative, Podemos vince a Barcellona e vola a Madrid

25 maggio 2015 | 13.00
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Il partito anti-austerity ha raccolto una vera e propria valanga di voti, costringendo i popolari ad un testa a testa a Madrid. Il partito del premier Rajoy ha perso quasi 11 punti rispetto alle elezioni del 2011. Ada Colau vince a Barcellona: "Nessuno deve avere paura di noi, solo i corrotti". Carmena: "Fare sì che Madrid sia veramente giusta e innovatrice". Il leader di Ciudadanos, Albert Rivera: "Abbiamo messo le basi per vincere le elezioni generali"

Il leader di Podemos Pablo Iglesias (AFP)  - AFP
Il leader di Podemos Pablo Iglesias (AFP) - AFP

Terremoto politico in Spagna, dove alle elezioni amministrative che si sono svolte ieri il partito anti-austerity 'Podemos' ha avuto una valanga di voti, vincendo a Barcellona e costringendo i popolari ad un testa a testa a Madrid. Il partito del premier Mariano Rajoy è crollato di quasi 11 punti rispetto alle elezioni del 2011 e ha perso il controllo di Extremadura, Comunidad Valenciana, Cantabria, Aragón, Castilla-La Mancha e Baleares.

Questo voto "segna l'inizio della fine del bipartitismo", ha commentato il leader di Podemos, Pablo Iglesias, che si è detto pronto a dialogare con tutti, salvo che accettino di combattere la corruzione, difendere i diritti sociali e limitare la politica dei tagli alla spesa pubblica.

Per il popolari la sconfitta simbolicamente più pesante è quella che rischiano di registrare a Madrid, città che governano dal 1991, dove la coalizione che si è coagulata attorno a Podemos, 'Ahora Madrid', si è imposta con la candidata Manuela Carmena che, insieme a Ada Colau a Barcellona, sono diventate il volto e il simbolo del cambiamento. In effetti i popolari hanno ottenuto un consigliere in più, ma non ha i voti per governare da solo, ed è quindi probabile che Ahora Madrid governi in coalizione con i socialisti.

Iglesias: negoziamo con chi difende diritti sociali e limita tagli - Pablo Iglesias, leader di Podemos, ha però fissato alcuni paletti chiari per eventuali alleanze per governare Madrid ed altre grandi città spagnole dove i suoi voti sono cruciali. "Chi ha applicato la politica dei tagli dovrà fare una svolta di 180 gradi perché è quello che chiede la gente", ha detto il 36enne professore universitario di Madrid ispiratore e leader del partito degli indignados.

Partito, ha aggiunto Inglesias in un'intervista telefonica, che ha "la mano tesa per dialogare con tutti" a patto che questi abbiano "tolleranza zero contro la corruzione", l'impegno a difendere i diritti sociali e desiderino "limitare la politica degli tagli". Riguardo alla possibilità che vi siano stati già contatti con i leader dei grandi partiti, Iglesias ha detto: "non ho parlato con Rajoy o Sanchez", riferendosi al premier e leader dei conservatori ed al leader del Psoe. "Ma ho parlato con Colau e Carmena e sono molto soddisfatto", ha aggiunto.

A livello nazionale, i popolari si sono attestati al 27%, poco distanti dal 25,2% dei socialisti che sono anche molto arretrati nelle grandi città, loro tradizionale bacino di voti. Oltre alle dirette conseguenze per l'amministrazione delle grandi città questi risultati elettorali, e l'arretramento dei grandi due partiti storici spagnoli a favore delle nuove formazioni, costituiscono un test significativo in vista delle prossime elezioni politiche, il prossimo novembre.

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