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Guinea: dalle frustate in carcere alla malaria, Berardi di nuovo in Italia/Scheda

14 luglio 2015 | 12.09
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La pagina su Facebook 'Liberiamo Roberto Berardi Dal Carcere Della Guinea Equatoriale'
La pagina su Facebook 'Liberiamo Roberto Berardi Dal Carcere Della Guinea Equatoriale'

Dalle frustate alla malaria, dopo una detenzione durata più di due anni, Roberto Berardi è stato scarcerato e ha lasciato la Guinea Equatoriale, dove era stato arrestato il 19 gennaio del 2013. Imprenditore 50enne di Latina, Berardi era stato condannato a 2 anni e 4 mesi con l'accusa di truffa e appropriazione indebita. Malmenato in carcere e sottoposto a torture, l'uomo era riuscito a mandare un video-shock della sua detenzione trasmesso dal Tg1, che mostrava segni di frustate e percosse sulla schiena.

L'8 febbraio del 2014 l'imprenditore era stato visitato dal Console generale spagnolo. Lo avevano riferito fonti della Farnesina, precisando che l'Italia non ha una rappresentanza diplomatica nel paese africano. La visita del Console generale spagnolo era avvenuta su richiesta dell'ambasciata italiana competente, con sede in Camerun. In precedenza, il 13 dicembre, l'ambasciata aveva effettuato una visita consolare nel carcere di Bata e in tale occasione Berardi aveva avuto l'opportunità di firmare due procure speciali, secondo il desiderio da lui stesso espresso in precedenza.

Dopo una serie di interventi presso le autorità della Guinea equatoriale perché al connazionale fossero assicurate condizioni di carcerazione rispettose dei diritti umani, il 19 gennaio 2014 e poi nuovamente alla fine dello stesso mese il Corrispondente consolare italiano in pectore si era recato presso il penitenziario per accertarsi delle condizioni di salute e detentive del connazionale.

Il primo aprile del 2014, il presidente della Guinea Equatoriale, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, aveva affermato che il Paese era "impegnato per trovare una soluzione rapida per liberare" Berardi, precisando che sarebbe stato liberato per "motivi umanitari" e che serviva "una soluzione rapida". Nel maggio dell'anno scorso, Luigi Manconi, presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani di Palazzo Madama, che sin dall'inizio ha seguito da vicino la vicenda, ha fatto sapere che l'imprenditore aveva contratto la malaria.

Poco meno di un mese fa, sua moglie e suo figlio avevano protestato a Roma, davanti all'ambasciata dello Stato africano, con lo slogan ''Liberate Roberto Berardi''. I familiari dell'uomo si erano incatenati davanti alla sede della rappresentanza diplomatica. Assieme a loro anche una rappresentanza del movimento Sovranità, che sostiene la battaglia per la liberazione dell'imprenditore italiano.

Su Facebook era anche stata creata la pagina "Liberiamo Roberto Berardi Dal Carcere Della Guinea Equatoriale", mentre su Twitter era stato diffuso l'hashtag #robertoberardilibero.

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