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Gran Bretagna rifiuta visto di 6 mesi all'artista dissidente cinese Ai Weiwei

30 luglio 2015 | 18.58
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Ai Weiwei (Afp) - AFP
Ai Weiwei (Afp) - AFP

La Gran Bretagna ha respinto la richiesta di un visto di sei mesi presentata dall'artista dissidente cinese Ai Weiwei, cui le autorità di Pechino hanno restituito il passaporto la settimana scorsa, dopo averglielo ritirato quattro anni fa. Secondo quanto dichiarato dal governo britannico, il visto per affari sarebbe stato rifiutato dal momento che nella richiesta Ai avrebbe fatto "false dichiarazioni", omettendo di parlare dei suoi problemi con la giustizia cinese.

All'artista è stato invece concesso un visto di 20 giorni per il periodo dal 9 al 29 settembre, per partecipare all'inaugurazione della sua mostra alla Royal Academy of Arts di Londra, che si apre il 19 settembre e si conclude il 13 dicembre.

"E' una questione nota che lei abbia ricevuto una condanna in Cina, ma non lo ha dichiarato", si legge nella lettera che il consolato britannico a Pechino ha inviato ad Ai e diffusa dall'artista, che nel 2011 trascorse 81 giorni di carcere in una località segreta senza che alcuna accusa nei suoi confronti venisse mai formalizzata. L'anno dopo venne invece condannato a pagare una multa di circa due milioni di euro per evasione fiscale, ma i suoi legali e sostenitori hanno sempre detto che si è trattato di una condanna motivata politicamente per le sue critiche al regime comunista.

Sul profilo Istagram di Ai si legge che la decisione delle autorità britanniche "è una negazione dei suoi diritti di cittadino e prende le posizioni di coloro che hanno causato sofferenze ai difensori dei diritti umani". Liu Xiaoyuan, amico dell'artista ed avvocato di molti attivisti, ha definito "ridicolo" il rifiuto del visto, che mette a rischio la sua presenza alla retrospettiva a lui dedicata.

Dopo essere tornato in possesso del passaporto una settimana fa, Ai si era imbarcato un volo per la Germania, dopo aver ottenuto un visto Schengen di breve durata che però non vale per la Gran Bretagna, non avendo aderito al Trattato europeo di libera circolazione delle persone.

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