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Il reclutamento Is viaggia su Internet, 8 membri su 10 trovati via web

30 luglio 2015 | 12.01
LETTURA: 3 minuti

Forze speciali irachene in azione nei confronti di presunti sospettati di appartenere all'Is (AFP PHOTO) - (AFP)
Forze speciali irachene in azione nei confronti di presunti sospettati di appartenere all'Is (AFP PHOTO) - (AFP)

"L'80% delle persone che hanno raggiunto l'organizzazione dello Stato islamico (Is) sono state reclutate attraverso i social media". E' quanto afferma un rapporto dell'Osservatorio delle fatwa takfiriste e delle opinioni estremiste, che fa parte della Dar al-Ifta egiziana, l'istituzione ufficiale che si occupa di promulgare sentenze religiose.

Stando al rapporto "i siti web ascrivibili a queste organizzazioni sono saliti da 12 nel 1997 a 150mila nel 2015". Un fenomeno "in crescita" quello del "terrorismo elettronico" che rappresenta "la causa principale della diffusione della violenza e dell'estremismo".

Il rapporto 'Il ruolo dei forum elettronici e dei social media nel reclutamento dei terroristi: loro pericolosità e le vie per eliminarli' spiega che gli estremisti fanno ampio ricorso a questi mezzi poiché "costano poco", oltre a permettere "un enorme flusso di notizie e il reclutamento a basso costo".

Tra i più importanti di questi social media figura Twitter che "mette a disposizione società virtuali mutanti che si creano automaticamente in occasione di grandi eventi", come le operazioni terroristiche, mentre Facebook "è utilizzato per il reclutamento di nuovi seguaci e per diffondere le idee". Quanto a YouTube, costituisce "una piazza virtuale per l'addestramento e il suo compito essenziale è quello di dare spazio a video che possano essere visti da tutti".

Ma i social media sono usati anche per "facilitare il trasferimento di denaro tra i membri e ricevere le donazioni", così come per "ingigantire gli effetti degli attacchi terroristici diffondendo rapporti che suscitano il terrore tra la gente e far perdere loro la fiducia nei proprio governi". L'Osservatorio fa quindi appello a "creare un ente nazionale che si occupi di lotta al terrorismo via web e che sia dotato di ampi poteri per perseguire questi siti e chi vi è legato", contrastando inoltre la loro azione con "altri siti che diffondano l'ideologia ortodossa".

Agli ulema e alle istituzioni religiose l'Osservatorio chiede di prendere le distanze dagli appelli al terrorismo, "svelando l'errore degli appoggi dottrinali su cui si basano gli estremisti", e ai media di "fare controinformazione, ossia di non limitarsi a coprire i fatti, bensì di analizzarli più profondamente fornendo più informazioni sull'uso criminoso del web da parte dei terroristi".

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