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Zimbabwe

Zimbabwe: cacciatore italiano, non è stato fatto nulla di illegale con Cecil

02 agosto 2015 | 12.51
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(Xinhua)
(Xinhua)

Il dentista americano che ha ucciso il leone Cecil "è un povero Cristo che non ha fatto nulla di illegale. Ha solo avuto la disgrazia di ammazzare quel preciso animale. Anche se è un tipo di caccia che a me non piace e che ritengo stupida, c’è stata una mala informazione che lo ha messo in croce". Parola di Giuseppe Arangio, medico e uno dei pochi cacciatori italiani che organizza battute in Africa, che all’Adnkronos commenta la vicenda del medico statunitense Walter Palmer, ora al centro della bufera perché, secondo le prime ricostruzioni, ha ucciso un leone dotato di collare di localizzazione che sarebbe stato attirato fuori dal parco nel quale viveva protetto.

"Non si possono uccidere leoni sotto i sette anni di età – aggiunge inoltre Arangio – ma Cecil aveva 13 o 14 anni, aveva finito il suo ciclo riproduttivo". Inoltre, nella caccia regolare "ci sono sempre al seguito un professional hunter e un rappresentante del governo che controlla che le leggi vengano osservate".

Le battute di caccia di questo genere non attirano molte persone in Italia, soprattutto per via dei prezzi proibitivi. "Ci sono circa trenta agenzie in tutta la Penisola, ma in molti preferiscono rivolgersi agli esperti sul posto perché si risparmia. Le licenze – spiega il medico italiano – sono poche ed estremamente costose e la documentazione necessaria per avere i permessi viene rilasciata difficilmente".

Una battuta come quella del dentista americano “può costare anche 70.000 dollari”, continua Arangio, perché per legge serve la licenza per il leone e si deve cacciare almeno 21 giorni, pagando all’incirca 1.500 dollari al giorno. Poi si paga anche una tassa sull’abbattimento. Soldi, questi, che finiscono in gran parte nelle casse dello Stato che ci paga i ranger e le operazioni di contrasto al bracconaggio, molto diffuso nei Paesi africani. "Sono grossi introiti di valuta straniera che servono in questi posti", dice Arangio che racconta come ad esempio, in Sud Africa, sia stato necessario "mettere 24 ore al giorno i ranger al seguito dei rinoceronti bianchi che vengono uccisi per il loro corno, molto richiesto in Cina".

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