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Zimbabwe: parla 'killer' leone Cecil, ho agito legalmente

07 settembre 2015 | 13.51
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(Xinhua)
(Xinhua)

Dopo aver mantenuto un basso profilo per più di un mese, Walter Palmer, il dentista americano che ha ucciso Cecil, il leone simbolo dello Zimbabwe, diventando il bersaglio di proteste e minacce, ha deciso di parlare. In un'intervista rilasciata al Minneapolis Star Tribune e rilanciata da tutti i media americani, il 55enne si difende spiegando di aver "agito nel rispetto delle leggi" e annunciando di voler tornare al lavoro questa settimana.

"Se avessi saputo che quel leone aveva un nome ed era così importante per lo Zimbabwe ovviamente non l'avrei ucciso", ha detto Palmer aggiungendo che "nessuno nel nostro gruppo di caccia sapeva, prima o dopo, il nome di questo leone".

Il dentista del Minnesota, che avrebbe pagato 50mila dollari per la battuta di caccia, ha ammesso di aver ferito il leone con una freccia, ma ha negato di aver successivamente inseguito l'animale per 40 ore e di averlo finito con un colpo di fucile. Secondo quanto sostiene Palmer il leone è stato trovato il giorno dopo ed è stato ucciso con un altro colpo di freccia.

Alcuni funzionari dello Zimbabwe hanno richiesto l'estradizione di Palmer ma al momento non è stato reso pubblico nessun atto formale che lo obblighi a tornare in Africa. Il dentista, dopo un’assenza di oltre un mese dovuta alle dure critiche e alle manifestazioni in strada, ha quindi deciso che domani tornerà al lavoro. "Ho molte persone che lavorano con me e sono dispiaciuto di aver rovinato la loro vita. Io sono un professionista della salute e ho bisogno di tornare dal mio staff e dai miei pazienti, e loro vogliono che io torni. Questo è il motivo della mia decisione".

Quando lo scorso luglio Palmer fu indicato come il responsabile dell’uccisione del leone Cecil, la sua clinica di Bloomington e la sua casa di Eden Prairie sono diventate subito bersaglio delle proteste delle associazioni animaliste, mentre la casa di cui è proprietario in Florida è stata vandalizzata. Diffamato anche sui social network, il dentista dice di avere avuto il "cuore spezzato" per aver provocato disagi allo staff della sua clinica, che è stata chiusa per settimane e ha riaperto solo a fine agosto, peraltro senza di lui. Una prova che è stata dura soprattutto per sua moglie e suo figlio, che si sono sentiti entrambi minacciati. "Non capisco il livello di umanità di chi minaccia persone che non c’entrano nulla con questa storia", ha detto Palmer.

Quanto a lui, afferma di sentirsi abbastanza al sicuro da tornare al lavoro, ma si rifiuta di dire dove abbia trascorso le ultime sei settimane o di descrivere le misure di sicurezza che ha preso. "Sono stato lontano dai riflettori. Il che non significa che mi stessi nascondendo. Sono stato con la mia gente, familiari e amici. Dove mi trovassi non è poi così importante".

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