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Il padre di Aylan: "Giusto pubblicare la foto di mio figlio sulla spiaggia"

26 settembre 2015 | 12.34
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Il piccolo Aylan in braccio ad un poliziotto turco (foto Afp)
Il piccolo Aylan in braccio ad un poliziotto turco (foto Afp)

Il padre di Aylan non ha dubbi: per quanto sconvolgenti, le foto del suo bambino di due anni annegato andavano pubblicate per scuotere le coscienze. "La gente non deve distogliere lo sguardo dalle terribili cose che avvengono lungo la strada verso l'Europa solo perché non possiamo avere un visto", ha detto Abdullah al-Kurdi in un'intervista al quotidiano popolare tedesco Bild.

Raggiunto nella città di Erbil, nel Kurdistan iracheno, Al-Kurdi spiega di riuscire a guardare quelle foto solo per "brevi istanti" prima di essere sopraffatto dall'emozione. Oltre al piccolo Aylan, nel tentativo di raggiungere la Grecia sulla strada verso il nord Europa, sono morti anche un altro figlio di cinque anni e la moglie. Ora sono tutti sepolti a Kobane, la città curda in Siria che è stata assediata per mesi dagli estremisti dello Stato Islamico.

Le foto del corpo di Aylan, prima riverso sulla spiaggia turca di Bodrum e poi in braccio ad un poliziotto, sono comparse sui media di tutto il mondo. E hanno segnato una svolta nel dibattito sui rifugiati, costringendo i governi ad affrontare la crisi prima di tutto sul piano umanitario. Ma molti si sono anche chiesti se pubblicarle non sia stato uno sfruttamento mediatico del dolore.

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