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Francia

Strage Parigi, testimonianza choc: "In un minuto la mia vita è cambiata per sempre"

01 dicembre 2015 | 11.02
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Il café 'La Belle Equipe', uno dei luoghi degli attentati di Parigi (Afp) - AFP
Il café 'La Belle Equipe', uno dei luoghi degli attentati di Parigi (Afp) - AFP

"In un minuto la mia vita è cambiata per sempre". Parla così al 'New York Times' Djamel Cheboub, 27 anni, una delle vittime degli attentati di Parigi. Ora si trova in un letto d'ospedale con il piede destro sollevato per drenare il liquido da una ferita inflitta da uno dei tre proiettili che l'hanno colpito la notte della strage parigina. La sua gamba sinistra, danneggiata da un colpo alla coscia, è immobile, mentre sei perni metallici gli sporgono dal braccio sinistro, che è stato in parte spazzato via.

Soccorso mentre giaceva a terra nel café La Belle Équipe , uno dei locali al centro degli attentati del 13 novembre scorso, ora Cheboub non sa se riuscirà a rimettersi in piedi: "Non so neanche se riuscirò a camminare in futuro - ha detto - Ma cerco di essere positivo". Nella tragica notte di Parigi i terroristi non solo hanno ucciso 130 persone, ma ne hanno ferite diverse, soprattutto mentalmente. Molti inoltre, stanno ancora lottando per riprendersi da lesioni gravi, in bilico tra la vita e la morte.

Il numero di feriti è stato travolgente per gli ospedali di Parigi, racconta il quotidiano statunitense, che da allora hanno lavorato tutto il giorno per curare i sopravvissuti. Come il signor Cheboub, molti hanno già subito diverse operazioni e avranno bisogni di mesi o addirittura anni per la riabilitazione fisica, per non parlare del trauma psicologico di aver visto gli amici o la famiglia uccisi davanti ai loro occhi. "E' stato come uno scenario di guerra" ha affermato Philippe Juvin , capo del dipartimento di emergenza presso l'ospedale europeo Georges Pompidou, e che nel 2008 ha anche lavorato come medico in Afghanistan.

Entro le prime 24 ore, più di 35 squadre chirurgiche hanno curato 76 persone con ferite mortali, secondo un resoconto agghiacciante pubblicato dai medici francesi di 'The Lancet,' la rivista medica con sede a Londra. E' stato solo un caso se la mattina degli attacchi gli ospedali di Parigi avevano eseguito una prova generale di un cosiddetto 'Piano Bianco' per gestire un'eventuale emergenza del genere, ignari che qualche ora più tardi sarebbe diventato uno scenario fin troppo reale.

Al momento degli attacchi, i funzionari medici hanno attivato il piano immediatamente, spostando rapidamente migliaia di infermieri, medici, anestesisti, ortopedici e psicologi nei luoghi della strage, e aprendo 200 sale operatorie in tutta la città. Nell'ospedale Georges Pompidou, Laura Croix, 31 anni, una musicista che era tra la folla al Bataclan, ha subito sette operazioni dopo essere stata ferita da sei proiettili che l'hanno colpita allo stomaco e al petto. La scorsa settimana, la donna, che è sopravvissuto a un tumore al cervello a 16 anni, è uscita dal coma farmacologico, ma non è ancora chiaro se sarà in grado di esibirsi ancora sul palco. La più grande preoccupazione della madre è che Laura adesso possa soffrire di un significativo trauma psicologico a causa degli orrori cui ha assistito.

In queste settimane, la maggior parte delle vittime degli attacchi e delle loro famiglie sta ricevendo sostegno psicologico per i traumi emotivi. Molti dovranno essere curati per anni, ha detto Fadi Zebouni, capo del reparto psicologia all'ospedale Pitié Salpetriere: "Queste persone sono completamente scioccate - ha affermato - I loro parenti sono morti o gravemente feriti, o addirittura in coma. Le persone che sono riuscite a fuggire dal Bataclan, anche se non sono morte fisicamente dicono di esserlo psicologicamente".

Nella sua piccola stanza d'ospedale, Cheboub sta cercando di voltare pagina: "Preferisco concentrarmi sul futuro e sul mio recupero, piuttosto che su come sono stato ferito - ha sottolineato - anche se non si può dimenticare cosa è successo". Al momento degli attentati il ragazzo, che gestisce un marchio di moda casual-chic a Parigi, stava bevendo un drink con un amico, quando gli uomini armati hanno aperto il fuoco. Lui è stato colpito da un proiettile ed è caduto a terra, dove gli hanno sparato due volte.

"Quando le pallottole hanno iniziato a volare e le persone a urlare, si è visto il sangue ovunque - ha raccontato - Ho pensato che fosse l'apocalisse. Quando i terroristi si sono fermati e hanno gridato 'Allahu Akbar', ho capito che si trattava di un attacco terroristico". Anche se i proiettili che lo hanno colpito alle gambe gli hanno impedito di camminare, Cheboub è riuscito comunque a trascinarsi sul pavimento intriso di sangue per raggiungere il suo amico, che giaceva a terra. Gli ha accarezzato i capelli per consolarlo, ma il mattino dopo non ce l'ha fatta, ed è morto.

Ora Cheboub, dopo due operazioni subite, ne dovrà affrontare un'altra prima di essere trasferito in un centro di riabilitazione, dove spera di recuperare la mobilità del braccio e delle gambe. "La vita deve andare avanti - ha concluso deciso - Non ho intenzione di lasciare che i terroristi mi impediscono di vivere".

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