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Flessibilità, diversità e progressione alla base di accordo sul clima

12 dicembre 2015 | 20.34
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Un accordo flessibile, senza cifre, con impegni volontari in evoluzione nel tempo, basato sul principio delle responsabilità "comuni ma differenziate" dei diversi paesi, "sulle reciproche capacità e le diverse situazioni in cui si trovano". L'intesa approvata oggi a Parigi "mira a rafforzare la risposta globale alla minaccia dei cambiamenti climatici, in un contesto di sviluppo sostenibile e di sforzi per sradicare la povertà, anche mediante: contenimento dell'incremento della temperatura media globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi rispetto all'era preindustriale (siamo al momento a +0,8, ndr) e perseguendo gli sforzi nel limitare l'aumento della temperatura di 1.5 gradi, riconoscendo che questo ridurrebbe significativamente il rischio e gli impatti del cambiamento climatico", recita l'articolo due dell'accordo approvato oggi a Parigi, al termine della Conferenza sul clima delle Nazioni Unite.

Tredici giorni di negoziati, gli ultimi dei quali non stop giorno e notte, hanno prodotto un testo di 12 pagine e 29 articoli più un luno preambolo, senza impegni vincolanti delle parti in termini di obiettivi di riduzione delle emissioni. Che, si sottolinea nell'articolo quattro,"dovranno raggiungere il picco massimo il prima possibile", con l'idea che, a livello nazionale non saranno omogenee, riconoscendo che "i paesi in via di sviluppo impiegheranno più tempo ma che in seguito dovranno avviare una riduzione rapida".

Il testo riconosce che gli impegni presi dai paesi, 186 in tutto, già prima dell'inizio dei negoziati a Parigi porteranno all'emissione di 55 gigatonnellate di gas a effetto serra nel 2030, quando solo con 40 si resterà al di sotto dell'obiettivo dell'aumento della temperatura dei due gradi.

Entro il 2018, gli esperti dovranno quindi determinare quale sarà il livello di emissioni compatibile con un aumento limite di 1,5 gradi. I paesi, esclusi quelli in via di sviluppo, saranno chiamati a rivedere al meglio i loro impegni, sempre su base volontaria, ogni cinque anni.

IL testo che questa mattina alle quattro è stato inviato a giuristi e traduttori (gli scrubbers), che la presidenza francese ha presentato ai delegati alle 13.30 di oggi, dopo aver scelto gli ultimi dettagli in assenza di un consenso comune di tutti, non include l'impegno ai 100 miliardi di dollari che ogni anno i paesi sviluppati stanzieranno a quelli in via di sviluppo, che è stato invece spostato nel preambolo, con l'idea di formalizzare tale impegno nel 2025. Si parla solo, nell'articolo quattro, "al sostegno dei paesi in via di sviluppo che consentirà ambizioni più elevate nella loro azione".

La risposta al global warming va fronteggiata, secondo il testo, anche "aumentando la capacità di adattarsi agli impatti negativi del cambiamento climatico e promuovendo la resilienza e uno sviluppo a basse emissioni di gas serra, in modo che non minacci la produzione alimentare; rendendo i flussi di finanziamento coerenti con un percorso di sviluppo a basse emissioni di gas serra e resiliente".

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