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Allarme per la diga di Mosul: "Rischio crollo, in pericolo un milione e mezzo di iracheni"

29 febbraio 2016 | 17.36
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(Xinhua)
(Xinhua)

E' a un livello ''senza precedenti'' il rischio di crollo per la diga di Mosul, per la cui riparazione l'azienda italiana Trevi ha vinto un appalto nei giorni scorsi. L'allarme arriva dal governo iracheno e dall'ambasciata degli Stati Uniti a Baghdad, che invitano i residenti lungo il fiume Tigri a evacuare la zona. Il primo ministro iracheno Haider al-Abadi ha chiesto personalmente agli abitanti di Mosul di trasferirsi ad almeno sette chilometri di distanza dalla riva del fiume Tigri. Un crollo della diga, infatti, scatenerebbe un'onda gigantesca di acqua che potrebbe allagare intere città e uccidere centinaia di migliaia di persone in poche ore. ''Far evacuare le persone è il mezzo più efficace per salvare la vita a centinaia di migliaia di iracheni'', si legge in un comunicato diffuso dall'ambasciata di Washington a Baghdad, nel quale si stima che sono circa 1,5 milioni le persone che vivono lungo il fiume Tigri.

Gli Stati Uniti hanno inoltre avvertito che il crollo della diga di Mosul potrebbe portare l'interruzione dell'elettricità in tutto il Paese per molte settimane. Il governo di Baghdad non può gestire direttamente l'evacuazione della diga in quanto alcune zone vicine sono ancora sotto il controllo del sedicente Stato Islamico (Is).

Del pericolo di crollo della diga di Mosul per manutenzione insufficiente aveva già avvertito il Dipartimento di Stato Usa lo scorso gennaio. Il periodo indicato come più rischioso era stata la primavera, quando il fiume Tigri si ingrossa per la pioggia o per lo scioglimento delle nevi. Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama aveva chiesto personalmente al primo ministro iracheno al-Abadi di procedere con interventi di urgenza a salvaguardia della diga.

Avendo paura che gli interventi siano effettuati fuori tempo massimo, i funzionari americani hanno chiesto al governo iracheno di mettere in guardia i cittadini, compresi coloro che vivono sotto il controllo dell'Is a Mosul, sulle precauzioni da prendere o su come fuggire nel caso in cui la diga dovesse crollare.

Evitare il crollo della diga di Mosul rappresenta una grande sfida ingegneristica: bisogna rafforzare una struttura enorme costruita all'epoca di Saddam Hussein su una base debole di gesso, calcare e argilla calcarea. Ma il problema è anche politico. Il rischio descritto dai funzionari americani arriva mentre Abadi fa i conti con scarsità di budget, con il conflitto in corso con i miliziani dell'Is e con la sfida alla sua autorità posta da politici radicali sciiti che vedono le iniziative americane come una cospirazione per aumentare l'influenza occidentale in Iraq.

La Diga di Mosul, completata nel 1984 da un consorzio italo-tedesco, è stata da sempre di difficile manutenzione. Prima che i miliziani dell'Is arrivassero nel nord dell'Iraq nel 2014, erano circa seicento gli iracheni che lavoravano alla diga. Siccome l'acqua stava erodendo la base di gesso sotto la diga, gli iracheni hanno fatto buchi nelle fondamenta e li hanno riempiti con una mistura di cemento. Questo lavoro è stato effettuato tre volte al giorno, sei giorni alla settimana. L'Is ha controllato la diga per poco più di una settimana nell'agosto del 2014, senza danneggiare la struttura. Dopo essere stata riconquistata, però, i lavoratori non sono tornati alla struttura e il governo non ne ha ripreso la manutenzione.

TREVI: SU DIGA MOSUL TUTTO FERMO, ASPETTIAMO FIRMA CONTRATTO - "Non ci sono novità rilevanti da Baghdad circa la diga di Mosul: ufficialmente le cose sono rimaste ferme e noi restiamo in attesa di siglare il contratto con il Ministero delle Risorse Idriche". Così fonti vicine al gruppo Trevi confermano all'Adnkronos lo stallo nell'appalto per i lavori di consolidamento della diga.

Il gruppo italiano - unica impresa qualificata in corsa per l’aggiudicazione della prima fase dei lavori di manutenzione della diga - aveva, al momento dell'annuncio, parlato di "una questione di poche settimane” per la firma ufficiale del contratto. Invece resta ancora tutto fermo, anche se i pericoli legati alla diga - si spiega - sono "un tema caldo, di cui anche il governo iracheno è pienamente consapevole".

"Siamo in condizione per intervenire in tempi rapidi - spiegano le fonti - compatibilmente con le tempistiche necessarie per un cantiere di quel tipo". "Ci è chiaro quello che va fatto e sappiamo come farlo, ma al momento non possiamo dire di più" concludono dal gruppo.

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