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Salah: "A Parigi non mi sono voluto far saltare in aria"

25 marzo 2016 | 09.58
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

Pur riconoscendo il suo ruolo a livello logistico nella preparazione degli attentati di Parigi, lo scorso 13 novembre, Salah Abdeslam, il terrorista arrestato a Bruxelles la scorsa settimana, ha identificato in Abdelhamid Abaaoud - ucciso il 18 novembre in una sparatoria con la polizia a Saint-Denis - il principale responsabile della strage e rivelato di avere deciso all'ultimo di non farsi saltare in aria. Abdeslam, secondo le informazioni dell'emittente belga 'Bfmtv', ha iniziato a parlare con gli inquirenti e, il 19 marzo, ha rivelato alcuni dettagli sull'organizzazione degli attacchi nella capitale francese.

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Oltre ad affermare di non conoscere i tre kamikaze del Bataclan, Abdeslam avrebbe anche confermato che "nove persone oltre a lui" hanno partecipato agli attentati a Parigi e allo Stade de France. Il terrorista ha quindi spiegato che suo fratello maggiore sarebbe l'elemento centrale del suo coinvolgimento. Salah avrebbe infatti "affittato macchine e alberghi" proprio "su richiesta" di Brahim, che quella drammatica notte si è fatto saltare in aria al caffè Comptoir Voltaire.

E lo stesso Brahim aveva anche nascosto a Bobigny la "sua cintura esplosiva" in vista dell'operazione. Abdeslam ha inoltre raccontato che "ogni volta che ha dovuto pagare qualcosa per preparare questi attentati i soldi provenivano" da suo fratello.

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Il terrorista ha comunque sostenuto che il responsabile degli attacchi "è Abdelhamid Abaaoud, lo so tramite mio fratello Brahim. E' lui che mi ha spiegato che Abaaoud era il responsabile. Ho visto Abaaoud a Charleroi la notte tra l'11 ed il 12 novembre del 2015. E' l'unica volta che l'ho visto in vita mia". In realtà, si legge ancora sul sito di Bfmtv, i due uomini erano stati condannati insieme per rapina nel 2010. Si tratta solo di una delle distorsioni o omissioni dei fatti nel racconto di Abdeslam.

Ricordando la sera del 13 novembre, dove anche lui si sarebbe dovuto fare saltare in aria allo Stade de France insieme ad altri tre kamikaze, Abdeslam sostiene che conosceva "Bilal Hadfi", ma non "gli altri due, due iracheni". "Dovevo entrare nello stadio come spettatore - ha aggiunto durante l'interrogatorio - ma non avevo il biglietto. Tuttavia, ho rinunciato quando ho parcheggiato. Ho lasciato i passeggeri e sono ripartito. Mi sono affidato al caso". Successivamente, dopo essere stato in metropolitana, "ho contattato una sola persona, Mohammed Abrini".

Tuttavia, dalle indagini è emerso che Abdeslam aveva contattato diverse persone prima che due suoi amici - Mohammed Amri e Hamza Attou - lo raggiungessero a Parigi per portarlo in Belgio. Alla fine è quindi iniziata la lunga fuga, durante la quale "si è nascosto da Mohamed Belkaid a Schaerbeek, poi a Forest".

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